Linus Torvalds: Linux non è nato open source

Quando si parla di software open source l’esempio che viene in mente è Linux con il suo kernel. Il codice aperto, un progetto a cui tutti possono contribuire, insomma una grande apertura. Se pensavate che il suo papà, Linus Torvalds, fosse il ritratto della sua creatura…beh, vi sbagliavate di grosso.

Gli appassionati dell’open source sanno che Torvalds è tutt’altro che una persona gentile e affabile, ma quando è lui stesso a riconoscerlo, allora si può proprio scriverlo a caratteri cubitali. Intervistato da Chris Anderson alla conferenza TED di Vancouver, Torvalds ha spiegato di aver iniziato Linux come un progetto solitario, senza intenzione di renderlo un progetto partecipato.

linus torvalds
“Non sono uno a cui piacciono gli altri. Non amo le altre persone, amo i computer”, ha affermato. Al TED di solito si presentano persone che hanno idee mirabolanti per cambiare il futuro e cercano di provocare interesse nei presenti, al fine di vendere più libri, convincere ad abbracciare una causa o a investire in una startup. Ebbene, Torvalds ha affermato di non aver un nuovo progetto: lavora su Linux, ed è contento così. “Non ho un piano quinquennale. Io non ho un progetto a lunga scadenza. Guardo per terra, e voglio fissare la buca che è proprio di fronte a me”.

Si è anche detto totalmente a suo agio con Red Hat, Google, Facebook e le altre aziende che hanno costruito imperi sfruttando la sua creazione. Torvalds ha detto che l’ultima cosa che vorrebbe fare è dirigere una società. “Non ho mai avviato un’azienda – Cristo, che mal di testa”, ha affermato a Re/code. “Ci si dovrebbe occupare di tutte quelle cose per cui ho zero interesse”.

Linux d’altronde non è mai nato per dare vita a un business e nemmeno per essere diffuso su scala mondiale. Il sistema operativo open source, piuttosto, è nato come uno strumento per lo stesso Torvalds. Dopo sei mesi di lavoro tuttavia decise di pubblicarlo, ma non per diffonderlo, bensì per avere pareri su come continuare.

“Non era open source. Non c’era nessuna intenzione”, ha sottolineato. Non cercava collaboratori, ma Linux, dal nulla, raccolse l’interesse di migliaia di persone. Una bella storia, ma che non ha reso Torvalds più interessato alle altre persone, anche se a malincuore ha riconosciuto la validità e l’utilità dell’impegno di altre persone.

Ha sottolineato che una delle cose buone di lavorare sull’open source è che permette di lavorare con persone che non si amano, perché si può collaborare senza comunicare eccessivamente. Torvalds preferisce lavorare da casa, spesso in accappatoio.

Si veste solo se qualcuno gli fa visita. Insomma, una sorta di eremita. Non è una colpa, intendiamoci, è solo così, ma chissà se fosse stato diverso che cosa sarebbe diventato Linux e come si sarebbe evoluto il settore tecnologico. Sarebbe bello poter dare un’occhiata a una realtà parallela con una storia diversa. Per ora però è impossibile e dobbiamo tenerci questo Linus Torvalds, con i suoi pregi e i suoi difetti. “Sono testardo, questo è il motivo per cui quando inizio qualcosa non dico ‘ho finito, passo a qualcos’altro'”.
Via https://www.tomshw.it

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