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Armada Mach 8 Pure Linux: XBMC Linux su AMLogic S802

Armada Mach 8 Pure Linux è il (lungo) nome di un nuovo box multimediale basato su SoC AMLogic S802. Il suo telaio e la sua componentistica hardware sono quelli di prodotti già presenti sul mercato (M8 è un esempio) ma il suo sistema operativo è XBMC Linux anziché Android. Costa 129 dollari negli Stati Uniti, un listino più alto dei box pari-hardware dovuto probabilmente al lavoro fatto per l’ottimizzazione del sistema.

La scheda tecnica di Armada Mach 8 Pure Linux è in linea con il mercato attuale, ed è molto, molto simile a prodotti come Minix Neo X8 o il Probox2 EX che abbiamo recensito giorni fa. Oltre al SoC AMLogic S802 (non in versione H, e questo significa che la decodifica DTS e AC3 è software, non hardware) e alla GPU Mali-450 MP6, abbiamo 2 GB di RAM, 8 GB di spazio eMMC, lettore SD, Ethernet 10/100, WiFi Dual Band, HDMI 1.4 fino a 1080p, uscita AV, S/PDIF, 2 USB 2.0 e sensore IR integrato.

Manca il Bluetooth, e manca l’uscita video 4K, ma di contro la presenza di XBMC Linux (arricchita da Cloudword Installer e da una skin dedicata) dovrebbe garantire lo switching automatico del frame rate in base al contenuto riprodotto. Rispetto a Mini PC più moderni, Armada Mach 8 è anche privo di antenna WiFi esterna, ma diciamo che la qualità della ricezione delle schede AMLogic è sempre stata buona, e non c’è motivo di pensare a problemi di interferenze o perdita di segnale come visto in passato su SoC rivali.

Che dire: XBMC Linux è il vero motivo per cui si dovrebbe preferire il nuovo Mini PC Armada ad un “comune” S802 gestito da Android + app XBMC, ed è un aspetto da non sottovalutare se l’obiettivo è proprio far girare il media center open source. Tra l’altro non dovrebbe essere un problema, una volta preso un Mach8 Pure Linux, installare una ROM Android ed usarlo come un normale box.

Al contrario dovrebbe essere più difficile fare il procedimento inverso: Armada offre un XBMC Linux molto più ottimizzato e completo della beta di XBMC Linux liberamente scaricabile (la trovate su Freaktab), quindi ci sarà un certo vantaggio nell’utilizzare la sua versione anziché la pubblica. O, almeno, questo è quel che lascia intendere l’azienda. Il consiglio finale è sempre il solito: non vi sbilanciate e non fate un incauto acquisto. Aspettate i primi riscontri lato utente (sotto un primo video hands-on) prima di prendere in considerazione l’acquisto.

via http://hardware.hdblog.it/


Dell si rafforza nell’open networking basato su Linux

Dell e VMware hanno ampliato la propria partnership per fornire soluzioni capaci di accelerare la virtualizzazione della rete e l’open networking nel software-defined data center.

La collaborazione comprende una serie di nuove soluzioni per aziende mid-market, largeenterprise e service provider, ed è supportata da un go-to-market congiunto, un’architettura di riferimento certificata e un accordo di distribuzione globale.

Switch Dell PowerEdge M1000e

Allo stesso tempo, Dell e VMware collaborano con Cumulus Networks per offrire la piattaforma di virtualizzazione di rete VMware NSX con Cumulus Linux su switch di rete Dell. Inoltre Dell mette a disposizione una soluzione di infrastruttura convergentetestata e certificata per il mid-market che integra VMware NSX.

In pratica, le tre società si sono proposte di  mettere a disposizione delle aziende una soluzione pre-configurata, disponibile tramite Dell e i suoi partner, che combina VMware NSX con Cumulus Linux sugli switch Dell Networking. Questa soluzione, è lìobiettivo di Dell, si prefigge di aiutare le aziende e i service provider nel disporre di una gestione e di provisioning per tutto l’ambiente di rete del data center, fisico e virtuale, e ad accelerare l’implementazione di nuove applicazioni.

Le aziende prevedono che i clienti godranno di benefici quali:

  • migrazione da soluzioni di rete chiuse e proprietarie a un networking flessibile, aperto, semplice e agile;
  • tempi rapidi di provisioning di reti e servizi per accelerare l’implementazione delle applicazioni;
  • sfruttamento di virtualizzazione, isolamento e segmentazione della rete per implementare il multi-tenancy di client e applicazioni;
  • connessione dei workload fisici con reti virtuali;
  • miglioramento delle prestazioni e della qualità del servizio individuando e isolando automaticamente i flussi specifici per applicazione;
  • micro-segmentazione per integrare la sicurezza nei data center.

L’infrastruttura convergente di Dell include lo chassis server blade Dell PowerEdge M1000e, lo switch blade Dell Networking 10/40GbE MXL, lo switch S4810 Top of Rack e gli switch fabric S6000, oltre agli array Dell Storage iSCSI. Per semplificare l’implementazione, Dell e VMware forniscono anche una  architettura di riferimentocertificata.

via http://www.tomshw.it/


Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1 Internet

Se hai deciso di vendere online quei prodotti o servizi che finora hai potuto sponsorizzare solo localmente ma non sai da dove iniziare, se vuoi contenere le spese di consulenza che peserebbero troppo sui tuoi budget attuali ma non sai cosa scegliere, la combinazione di un CMS come Prestashop e di un hosting Linux appropriato come quello di 1&1 Internet potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza.

Scegliere Prestashop per il tuo primo e-commerce è una scelta sensata, in quanto il CMS è fra i migliori per il commercio elettronico ed è open source, caratteristica che ha permesso la crescita di una folta community a sostegno degli utenti nell’affrontare i piccoli problemi d’uso quotidiani; è sicuro, è leggero e molto intuitivo, a tal punto da non richiedere grandi conoscenze informatiche ed è pronto all’uso in quanto hai a disposizione oltre 310 funzioni a portata di clic.  Una volta installato, dovrai semplicemente occuparti del tuo negozio e dei tuoi prodotti, che potrai sponsorizzare in oltre 56 lingue.

Forse lo scoglio più grande che devi affrontare è la scelta dell’hosting Linux a cui affidarti e la successiva installazione di Prestashop.

In realtà, anche questa difficoltà è un semplice retaggio del passato, in quanto è sufficiente affidarti al giusto provider per trovare l’hosting migliore per partire con il tuo progetto e-commerce, il prezzo adatto alle tue tasche per sostenere le spese di avvio e la facilità di installazione di Prestashop, che può essere conclusa in pochi clic.

Non ci credi? Guarda cosa abbiamo scoperto noi sbirciando fra le offerte di hosting Linux 1&1.

Fra i tanti provider che in Italia offrono soluzioni per portare online la tua attività di vendita, 1&1 ha pensato di rendere accessibile l’ingresso di chiunque voglia approdare alla compravendita Web con investimenti di startup accessibili e senza necessità di consulenze informatiche specifiche.

Il pacchetto hosting Linux offerto da 1&1 ha un costo promozionale di solo 1€ (IVA esclusa) che ti dà diritto a un anno di hosting completo per un sito Web di qualsiasi natura, anche quella di e-commerce.

Su questo servizio hosting puoi installare Prestashop e godere di un dominio incluso per permettere ai tuoi utenti di raggiungere il tuo catalogo prodotti, 100 GB di spazio Web dove memorizzare tutte le immagini e i video della merce che porrai in vendita, 20 DB MySQL a cui sarà dedicato 1 GB di RAM e 100 account email attivabili da 2 GB di spazio ciascuno per offrire ai tuoi clienti un indirizzo email per ogni esigenza.

Per chi ha maggiori conoscenze tecniche è utile sapere che a fronte di un requisito minimo di funzionamento di Prestashop di 64 MB (128 MB sono comunque quelli consigliati), 1&1 ne offre 10 volte tanto per garantire che il tuo e-commerce funzioni alla perfezione (0.6 GB), hai un volume di traffico illimitato, 100 sottodomini e due sistemi di protezione basati su antivirus e anti-spam/anti-phishingpronti a proteggere la tua attività da qualsiasi insidia della Rete.

Con solo 1€ per il primo anno, quindi, trovi un hosting perfetto per Prestashop, con prestazioni sufficienti ad accogliere il tuo primo catalogo e-commerce e pronto a supportare il traffico in crescita del tuo business.

Inoltre abbiamo notato che, se il nostro catalogo Prestashop dovesse diventare più importante in termini di ricchezza di prodotti pubblicizzati, o se il traffico e le transazioni dovessero diventare più cospicue, puoi passare a un piano hosting superiore senza perdere il lavoro effettuato fino a quel momento e semplicemente con un solo clic del mouse, richiedendo un upgrade che estenderà le caratteristiche del tuo hosting senza intaccare l’e-commerce già pubblicato.

Superato il primissimo passo di scelta dell’hosting, ancora c’è una difficoltà che devi valicare, quella relativa all’installazione dell’e-commerce Prestashop. Se la questione hosting sembrava complicata e sei riuscito a risolverla in pochi minuti, quella dell’installazione Prestashop la puoi risolvere in pochissimi clic.

1&1, infatti, ha pensato a un supporto specifico anche per chi si addentra oltre l’attivazione dell’hosting Linux e vuole installare un’applicazione come il CMS Prestashop in tutta tranquillità, quasi come se installasse una qualsiasi applicazione sul proprio computer Windows. Per questo, 1&1 integra nei suoi servizi hosting la piattaforma 1&1 Applicazioni Click & Build, che ti consente di installare in pochi clic qualsiasi applicazione pensata per lo sviluppo Web, come il tanto citato e-commerce Prestashop. Attraverso un Centro App, puoi scegliere quale CMS installare e procedere all’avvio dell’applicazione scelta attraverso pochi clic di mouse.

Proviamo insieme!

Una volta attivato il pacchetto hosting di cui ti abbiamo parlato, ricevi un’email con i dati di accesso alla tua Area Clienti 1&1. Collegati quindi al sito di 1&1, clicca su Accesso clienti in alto a destra e inserisci i tuoi dati di autenticazione. Ti troverai in una schermata generale da cui puoi compiere diverse operazioni.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
Clicca sulla voce Hosting presente in alto alla pagina e nella nuova schermata clicca sul pulsante Vai al 1&1 Centro App.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
Con un po’ di scrolling raggiungi i Download Principali e la sezione Più Popolari. Il terzo riquadro di entrambe le sezioni è Prestashop. Clicca sopra uno dei due riquadri e fai un clic del mouse sulla dicituraInstalla.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
fonte: http://www.hostingtalk.it/


Rilasciato Ubuntu 12.04.5 LTS e disponibile al download!

La versione corrente di Ubuntu è la 14.04 LTS, ottima su tutti i punti di vista. Ma come sappiamo, le versioni cosiddette “intermedie” hanno sempre i loro “problemini” a livello sia hardware che software. Tuttavia (e meno male) abbiamo le versioni “di serie” denominate LTS, cioè quei rilasci con supporto a lungo termine sia per desktop che server rilasciate con “cadenza biennale”. Si tratta di versioni con un ampio supporto hardware e software, ideali per ambiti professionali in cui è richiesto un prodotto con un investimento a lungo termine. Il supporto è quindi “assicurato” dagli sviluppatori tramite dei nuovi pacchetti di sicurezza, bugfix e quant’altro. Tuttavia, Ubuntu 12.04 è comunque in continuo sviluppo, ed è stata rilasciata la “quinta versione” denominata “12.04.5 LTS” portando con sè numerosi aggiornamenti. Questa versione sarà sostenuta fino al 2017, anche se al momento, abbiamo la presenza di Ubuntu 14.04 LTS dall’inizio di quest’anno. Ubuntu 12.04.5 ha il kernel aggiornato alla vers. 3.13 e stack di X.org, entrambe provenienti dalla 14.04 LTS. In questa versione troviamo anche correzioni di bug, patch, aggiornamenti di sicurezza e mantenimento della stabilità e compatibilità con Ubuntu 12.04 LTS”. . A questo indirizzo troviamo l’annuncio del rilascio. In pratica con questa versione “12.04.5” abbiamo il vantaggio di installare Ubuntu già completo di “corposi aggiornamenti” rispetto a “Ubuntu 12.04“. Ubuntu 12.04.5 è disponibile per il download al seguente indirizzo:

fonte http://www.antonioallegretti.it/

Download Ubuntu 12.04.5


Il Comune di Napoli abbandona Linux e torna a Microsoft

Open source addio: il Comune di Napoli dopo essersi impegnato ad adottare Linux Ubuntu sui computer dei suoi dipendenti torna a Microsoft. Dietro la decisione, una lunga storia di sequestri, licenze fasulle e battaglie in Consiglio comunale.

Il Comune di Napoli dice addio al sistema operativo open source Linux sulla sua rete informativa e torna, di fatto, a Microsoft. E mentre a Torino l’Amministrazione guidata da Piero Fassino annuncia di voler diventare «la prima grande città italiana “open source”» per risparmiare soldi nella gestione dei sistemi, l’Amministrazione partenopea oggi guidata ad Luigi de Magistris, dimenticando di essere stata pioniera nel campo, abbraccia nuovamente i sistemi a codice proprietario. Prima di proseguire occorre fare un primo passo indietro: correva l’anno 2009, a Palazzo San Giacomo l’allora sindaco Rosa Russo Iervolino – che di reti telematiche non capiva pressoché niente – condivideva in Consiglio comunale una proposta presentata dall’allora assessore alle Reti, Giulio Riccio, con primo firmatario quel Francesco Nicodemo allora consigliere comunale Pd e oggi responsabile della comunicazione nazionale Pd e fedelissimo del premier Matteo Renzi. In partica il Comune partenopeo “sposava” la filosofia open source introducendo nei propri uffici su circa 2.000 personal computer il sistema operativo Linux, distribuzione Ubuntu, con pacchetto di lavoro individuale Open Office, entrambi gratuiti. «Significa aver la possibilità di utilizzare liberamente software di qualità che consente all’amministrazione comunale di avere un enorme risparmio e di avere i terminali sempre aggiornati e sicuri» chiosava la giunta di allora in una nota stampa.

 

Perché il Comune di Napoli abbandona Linux Ubuntu e l’open source?

 

Dopo questo primo passo indietro occorre farne un altro. Palazzo San Giacomo con quel provvedimento in favore del software open source intendeva anche lasciarsi alle spalle una brutta storia, datata 2001-2002, tredici anni or sono. Si trattava dell’acquisto di diverse centinaia di computer marca Ibm da una ditta appaltatrice di Napoli, ubicata poco distante la sede municipale. I computer montavano il sistema operativo Windows di Microsoft e la suite di Office MS (Word, Excel eccetera). Ebbene, anni dopo, l’Amministrazione venne a scoprire suo malgrado, dopo la pubblica coraggiosa denuncia di un consigliere comunale, Raffaele Ambrosino, che i software installati su una buona parte dei computer non avevano le licenze. Uno scandalo nazionale: intervenne la Guardia di Finanza, la Procura aprì una indagine e i computer finirono con l’essere posti sotto sequestro dell’autorità giudiziaria (molti sono ancora incredibilmente negli uffici comunali, spenti, a marcire). Nel 2009, l’Amministrazione Iervolino decise di avviare una transazione con Microsoft. Non sanando i vecchi abusi (il Comune fra l’altro nella vicenda delle false licenze era parte lesa) ma acquistando nuove licenze d’uso per il futuro. Un affare da oltre 800mila euro (700mila più Iva).

 

Nel Consiglio comunale del 30 aprile 2010 Nicodemo si esprimeva così in un intervento in Aula:
…questa operazione (riferendosi all’open source ndr.) ci ha permesso un risparmio ovvero un’economia di spesa negli anni, nel anno diciamo nel biennio 2008/2010 di 3 milioni e mezzo di euro perché noi avevamo un vecchio appalto di circa 4 milioni e mezzo di euro, con il nuovo acquisto compreso diciamo come sistema operativo noi abbiamo pagato un milione di euro e dunque questa Amministrazione facendo questa scelta ha risparmiato 3 milioni e mezzo di euro. […] Questa scelta che noi abbiamo fatto nel 2009 è coincisa anche con, diciamo, un contenzioso che si è aperto con la casa produttrice dei più grossi software, direi la casa monopolista come è noto che è la Microsoft con il Comune di Napoli. Allora io non credo che sia compito del Consiglio Comunale entrare nelle questioni diciamo dell’opportunità o meno di fare una transazione soprattutto quando ci sta allegando come un emendamento che è il numero tre, allegata una lettera dell’Avvocatura in cui dice che per il Comune di Napoli può essere utile andare a fare una transazione con Microsoft, per cui diciamo nulla quaestio sulla necessità di fare una transazione con Microsoft. Quello che questo emendamento diciamo porta all’attenzione è che poiché questa transazione riguarda l’acquisto di settecento mila euro di licenze, non di licenze vecchie volte a sanare diciamo eventuali mancanze di licenze proprietarie, piuttosto acquistare nuove licenze, è evidente che l’Amministrazione Comunale nel caso che questo emendamento voglio dire non venga accolto, sia ritirato, non sia condiviso dall’Amministrazione, si deve impegnare perché questo accordo con Microsoft rappresenta la chiusura di una vicenda che va molto lontano Sindaco e per alcuni versi è ancora aperta e vede il Comune di Napoli anche danneggiato e in causa con altri soggetti. Quello che questo emendamento diciamo porta all’attenzione è che poiché questa transazione riguarda l’acquisto di settecento mila euro di licenze, non di licenze vecchie volte a sanare diciamo eventuali mancanze di licenze proprietarie, piuttosto acquistare nuove licenze, è evidente che l’Amministrazione Comunale nel caso che questo emendamento voglio dire non venga accolto, sia ritirato, non sia condiviso dall’Amministrazione, si deve impegnare perché questo accordo con Microsoft rappresenta la chiusura di una vicenda che va molto lontano Sindaco e per alcuni versi è ancora aperta e vede il Comune di Napoli anche danneggiato e in causa con altri soggetti.

 

È un consigliere comunale di centrodestra, Andrea Santoro, a riassumere la vicenda nel 2010: «Il Comune ha subito una truffa, pagando per computer dotati di licenza che invece non l’avevano, ma qualcuno a Palazzo San Giacomo ha ritenuto giusto fosse il Comune e non l’azienda fornitrice a risarcire Microsoft. Come poi: attraverso l’acquisto di 700 mila euro più IVA di licenze. Materiale inutile per il Comune, essendo transitato nel frattempo sui nuovi computer che girano con Ubuntu e con i software sviluppati per Linux».

 

Il Comune di Napoli e la transazione con Microsoft

 

E invece, il rapporto con Microsoft è andato avanti, con buona pace della filosofia open source e di tutte le ipotesi di risparmio sul medio e lungo periodo. Già, perché con Luigi de Magistris il Comune ha confermato la via già intrapresa dai suoi predecessori in barba ad una delibera di Consiglio comunale: addio Linux-Ubuntu – peraltro osteggiato da una buona parte dei dipendenti comunali piuttosto “allergici” alle novità – e si ritorna al vecchio sistema operativo Microsoft. E così, mentre alla Regione Campania i tecnici devono far fronte con computer vulnerabili poiché montanti il vecchio sistema operativo XP ormai non più supportato dalla casa madre di Seattle, al Comune di Napoli il sistema operativo è nuovo di zecca. Ma è costato caro e amaro.

fonte: http://www.fanpage.it/


VolksPC, il mini PC Android capace di utilizzare anche applicazioni Linux (video)

Una campagna di crowdfunding su Indiegogo propone un nuovo mini-PC Android, il VolksPC. Mai come in questo caso è assolutamente appropriato il termine “PC”: il sistema operativo, infatti, è una distribuzione ad hoc, la Unified Distribution, capace di far funzionare applicazioni per Jelly Bean (4.2.2) e per Debian Wheezy. In sostanza si potranno utilizzare software sia per il sistema operativo di Google, sia per Linux.

L’aspetto (che potrebbe non essere definitivo) è analogo ad altre soluzioni simili, mentre l’hardware prevede una CPU dual-core RK3066, operante a 1,4 GHz. Il quantitativo di RAM installato è pari a 1GB di DDR3, mentre per la memoria integrata abbiamo 8GB di flash per Android e una microSD da 8GB per Debian Wheezy.

Debian è facilmente aggiornabile, utilizzando direttamente i file residenti su microSD, mentre per Android si può ricorrere alla porta UBS OTG, in modo da poter eseguire RKBatchTools su un computer Windows.

A seguire il riepilogo delle specifiche tecniche:

  • Dual core Rockchip RK3066 Cortex-A9 CPU a 1.4Ghz.
  • 1 GB DDR3
  • 8 GB NAND Flash (Android)
  • 8 GB MicroSD (Debian Wheezy)
  • 10/100 Ethernet
  • USB 2.0 x 2
  • 1 USB OTG
  • 1 uscitaAV
  • HDMI 1.3 (apparentemente limitata a 720p)
  • IEEE 802.11 b/g/n
  • Lettore memorie SD /MMC/MS

La campagna su Indiegogo mira a raccogliere 80.000 dollari (per ora sono stati raccolti solo 506 dollari, ma l’iniziativa è appena partita). Per acquistare un VolksPC è necessario investire119 dollari.


Google compie i primi passi verso il kernel Linux 3.10

Sarà una delle novità che arriverà con Android L ma non stiamo parlando del tanto attesoMaterial Design bensì del cuore stesso di Android, che quest’anno compirà un importante passo avanti, grazie al debutto in tutto il mondo ARM del nuovo kernel Linux 3.10.

LG G Watch e Samsung Gear Live già utilizzano il nuovo kernel, tuttaviala maggior parte dei dispositivi attualmente rilasciati utilizzano la versione 3.4disponibile dal 2012con il supporto che terminerà il prossimo ottobre 2014. Per questo Google sta spingendo diversi produttori di SoC a iniziare a sperimentare il prossimo kernel, attraverso alcune configurazionisperimentali disponibili per svariate piattaforme.

I primi file precompilati contengono il supporto all’architettura di Qualcomm MSM8974, ampiamente utilizzata su tutti gli ultimi top gamma di quest’anno come OnePlus OneHTCOne (M8) Google Nexus 5. Troviamo poi anche alcuni SoC Exynos di Samsung ed anche Tegra, tuttavia non è ancora possibile confermare quali e quanti dispositivi potranno beneficiare di un aggiornamento al prossimo kernel.

Sebbene sia ancora presto per parlare di arrivo imminente, Android L contribuirà a spingere i produttori in questa direzione, e dove non arriveranno loro ci penserà la community attraverso lo sviluppo di kernel personalizzati.

Maggiori informazioni sulle repository precompilate a questo indirizzo.

fonte: http://android.hdblog.it/


Oracle Linux 7 fa il suo debutto

Oracle Linux 7 si fonda sulla recente rinnovata distribuzione Red Hat Enterprise Liniux 7: analogie e differenze

Il lancio di Oracle Linux 7 permette agli utenti di disporre di una distribuzione di Linux di livello enterprise . Oracle Linux 7 si fonda sulla recente rinnovata distribuzione Red Hat Enterprise Linux 7. Proprio da RHEL 7 Oralce Linux eredita molte delle nuove funzionalità , anche se non si tratta di un clone puro e semplice. Una delle principali nuove caratteristiche di RHEL 7 è l’utilzzo di default del formato file XFS , che permette al file system di scalare fino a 500 Terabyte. Anche Oracle Linux 7 supporta XFS, ma Oracle integra i supporto del file system Btrfs. Btrfs è un file system Linux che ha avuto le sue origini in Oracle.

Con RHEL l’unico hypervisor supportato per la virtualizzazione è Kernel-mode Virtual Machine (KVM) . Red Hat ha lasciato cadere il supporto dell’hypervisor open source Xen con la versione 6 di RHEL apparsa a fine 2010. Invece Oracle Linux 7 mantiene il supporto per Xen che è la piattaforma tecnologica di virtualizzazione primaria per Oracle. Oracle Linux 7 prevede anche il supporto di Linux Containers (LXC) oltre che quello per il progetto open source di container che prende il nome di Docker e ha al suo fondamento LXC.

differenze di costo Oracle prevede il pagamento a parte del supporto. Ma un versione piena compilata di Oracle Linux 7 è disponibile per chiunque per un uso a suo piacimento e non richiede esborsi a favore di Oracle. RHEL è una distribuzione di Linux per le aziende con pieno supporto. D’altra parte Oracle Linux non è l’unica distribuzione del sistema operativo che si basa su RHEL 7 .

Anche la versione del comunitario CentOS che ha debuttato agli inizi di luglio si basa su RHEL 7. D’altra parte Oracle Linux e CentOS seguono strade separate, anzi di solito gli aggiornamenti di Oracle escono prima di quelli di CentOS , anche se non è stato questo il caso con la versione 7. Non c’è scontro sulla gratuità del software . Infatti Oracle Linux ad esempio nel caso di un’organizzazione che possiede mille server , ma necessita del supporto solo per un centinaio ,paga solo per quel centinaio. Gli altri 900 possono utilizzare il medesimo codice di Oracle Linux senza pagare il supprto a Oracle.

L’ingresso di Oracle nella distribuzione Linux risale al 2006. Oracle Linux ora è al centro dei sistemi ingegnerizzati della classe Exa che guidano la formazione di punta dell’hardware server della società. Il più recente annuncio è la database machine Exadata X4-8. Secono dati comunicati da Oracle sono oltre 12 mila i clienti che usufruiscono del supporto di Oracle Linux oltra a quelli che fanno uso dei sistemi e ingegnerizzati.


Darksiders potrebbe approdare su Linux

Un’immagine pubblicata di recente sulla pagina Facebook ufficiale della serieDarksiders, farebbe intendere che il titolo sia in procinto di uscire anche su Linux.

La schermata che potete vedere qui sotto, infatti, comprende le parole “Darksiders Linux” (visibili in alto). Un indizio apparentemente chiaro delle intenzioni del team.

Sviluppato da Vigil Games, Darksiders è stato rilasciato nel 2010 per PS3, Xbox 360 e PC. Al momento la serie è in fase di stallo, ma Nordic Games sembra intenzionata a portarla avanti.

Restate con noi per i futuri aggiornamenti sulla vicenda.

Via Polygon.

fonte: http://www.vg247.it/


Zorin OS, il sistema ideale per sostituire Windows XP

Abbiamo già detto che l’8 aprile 2014 fermerà supporto di Windows XP, che significa lo stop degli aggiornamenti di sicurezza.
Abbiamo parlato delle precauzioni che bisogna prendere se si vuol continuare a usare Windows XPconsigliando però di non farlo e cambiare sistema operativo.
Se si può l’ideale per chi usa XP è installare Windows 7, ma se si ha un PC vecchio oppure non si vuol pagare una nuova licenza di Windows allora potrebbe essere il momento ideale di provare una distribuzione Linux.
Zorin OS potrebbe essere il sistema ideale per sostituire Windows XP senza cambiare abitudini

Zorin OS è una distribuzione Linux che cerca di somigliare di più a Windows, non tanto per interfaccia grafica, ma per usabilità.
Basato su Ubuntu, la distro Linux più popolare, è stato progettato appositamente per gli utenti Windows che devono abbandonare XP.
Zorin OS è tra le versioni Linux più semplici da imparare e facili da usare e si può installare accanto a XP, subito, senza pagare nulla ed in modo assolutamente indolore.
Esso permette anche di eseguire i programmi Windows su Linux con gli emulatori WINE e PlayOnLinux.

L’installazione di Zorin OS è abbastanza semplice, soprattutto se si desidera sostituire XP con Linux.
Con un’installazione dual-boot si potrà sempre tornare a Windows XP senza problemi e senza perdere nulla.
Poiché Zorin OS è basato su Ubuntu, creare una configurazione dual-boot è davvero semplice e guidato, l’importante è che si abbia spazio sul disco per creare una nuova partizione.
Il primo passo per l’installazione di Zorin OS è quello di scaricare il file ISO, masterizzarlo su un CD e avviare il PC da CD.
Si può anche mettere la ISO su una penna USB usando un programma come Unetbootin
Dall’avvio iniziale del sistema si può scegliere di usare live Zorin OS senza installarlo (ideale per vederlo in anteprima) o di installarlo.
Seguire la procedura guidata facendo attenzione a non eliminare l’installazione esistente di Windows.
In caso di dubbi si può cercare una qualsiasi guida di installazione come questa in italiano.

Zorin OS, come già scritto, è stato progettato per rimanere più familiare possibile agli utenti di XP, senza però copiarne palesemente l’aspetto grafico.
In basso a sinistra c’è l’icona Z che funziona come il pulsante “Start” di XP e dà accesso ai programmi installati.
Sulla parte inferiore del desktop c’è la barra delle applicazioni mentre in basso a destra c’è l’orologio e le altre icone di notifica.
con un doppio clic sull’icona si può aprire l’esplora file simile a quello di Windows.
L’esploratore di file in Zorin OS utilizza un tema che ricorda molto quello dei sistemi Microsoft.
Sulla colonna a sinistra ci sono le cartelle principali, la lista di dischi collegati e le risorse di rete.
Il riquadro di destra mostra invece i file e le cartelle.
si possono visualizzare le icone come elenco o in una griglia.

Per installare programmi Windows scaricati da Internet, si deve aprire la cartella Download, cliccarci sopra col tasto destro del mouse, selezionare “Apri con” e poi scegliere Wine.
Come accennato sopra, Wine è il programma che emula Windows sotto Linux.
Quasi tutti i programmi per PC dovrebbero funzionare, tranne Office che però può essere sostituito efficacemente da LibreOffice.
Per eseguire un programma Windows installato si può cliccare sull’icona Z e poi su Altro per trovare l’elenco dei programmi installati tramite WINE.

Ricordo comunque che per ogni programma per PC Windows, ne esiste uno simile, gratuito, per Linux.
In un altro articolo sono segnati alcuni dei migliori programmi Windows per PC Linux che funzionano anche con Zorin OS.

Nel complesso, Zorin OS riesce a fare il passaggio da Windows a Linux un più facile di quanto si poteva pensare.
L’interfaccia utente è stata progettata per essere familiare agli utenti Windows e l’inclusione di WINE permette di usare i programmi di XP senza problemi.
Le differenze tra i due sistemi operativi sono molto profonde, ma non vengono in superficie e gli utenti potranno impararle col tempo e con l’esperienza durante l’uso quotidiano del computer.
Non si è obbligati a imparare i fondamenti di Linux (anche se è fortemente consigliato) e per ogni problema si potranno cercare guide su internet.

Se non è possibile o non si vuole usare una versione più recente di Windows, piuttosto che rimanere limitati ed esposti ad ogni pericolo in rete con XP, vale la pena fare un tentativo conZorin OS che funziona bene anche su vecchi computer e netbook.

fonte http://www.navigaweb.net/


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