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Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1 Internet

Se hai deciso di vendere online quei prodotti o servizi che finora hai potuto sponsorizzare solo localmente ma non sai da dove iniziare, se vuoi contenere le spese di consulenza che peserebbero troppo sui tuoi budget attuali ma non sai cosa scegliere, la combinazione di un CMS come Prestashop e di un hosting Linux appropriato come quello di 1&1 Internet potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza.

Scegliere Prestashop per il tuo primo e-commerce è una scelta sensata, in quanto il CMS è fra i migliori per il commercio elettronico ed è open source, caratteristica che ha permesso la crescita di una folta community a sostegno degli utenti nell’affrontare i piccoli problemi d’uso quotidiani; è sicuro, è leggero e molto intuitivo, a tal punto da non richiedere grandi conoscenze informatiche ed è pronto all’uso in quanto hai a disposizione oltre 310 funzioni a portata di clic.  Una volta installato, dovrai semplicemente occuparti del tuo negozio e dei tuoi prodotti, che potrai sponsorizzare in oltre 56 lingue.

Forse lo scoglio più grande che devi affrontare è la scelta dell’hosting Linux a cui affidarti e la successiva installazione di Prestashop.

In realtà, anche questa difficoltà è un semplice retaggio del passato, in quanto è sufficiente affidarti al giusto provider per trovare l’hosting migliore per partire con il tuo progetto e-commerce, il prezzo adatto alle tue tasche per sostenere le spese di avvio e la facilità di installazione di Prestashop, che può essere conclusa in pochi clic.

Non ci credi? Guarda cosa abbiamo scoperto noi sbirciando fra le offerte di hosting Linux 1&1.

Fra i tanti provider che in Italia offrono soluzioni per portare online la tua attività di vendita, 1&1 ha pensato di rendere accessibile l’ingresso di chiunque voglia approdare alla compravendita Web con investimenti di startup accessibili e senza necessità di consulenze informatiche specifiche.

Il pacchetto hosting Linux offerto da 1&1 ha un costo promozionale di solo 1€ (IVA esclusa) che ti dà diritto a un anno di hosting completo per un sito Web di qualsiasi natura, anche quella di e-commerce.

Su questo servizio hosting puoi installare Prestashop e godere di un dominio incluso per permettere ai tuoi utenti di raggiungere il tuo catalogo prodotti, 100 GB di spazio Web dove memorizzare tutte le immagini e i video della merce che porrai in vendita, 20 DB MySQL a cui sarà dedicato 1 GB di RAM e 100 account email attivabili da 2 GB di spazio ciascuno per offrire ai tuoi clienti un indirizzo email per ogni esigenza.

Per chi ha maggiori conoscenze tecniche è utile sapere che a fronte di un requisito minimo di funzionamento di Prestashop di 64 MB (128 MB sono comunque quelli consigliati), 1&1 ne offre 10 volte tanto per garantire che il tuo e-commerce funzioni alla perfezione (0.6 GB), hai un volume di traffico illimitato, 100 sottodomini e due sistemi di protezione basati su antivirus e anti-spam/anti-phishingpronti a proteggere la tua attività da qualsiasi insidia della Rete.

Con solo 1€ per il primo anno, quindi, trovi un hosting perfetto per Prestashop, con prestazioni sufficienti ad accogliere il tuo primo catalogo e-commerce e pronto a supportare il traffico in crescita del tuo business.

Inoltre abbiamo notato che, se il nostro catalogo Prestashop dovesse diventare più importante in termini di ricchezza di prodotti pubblicizzati, o se il traffico e le transazioni dovessero diventare più cospicue, puoi passare a un piano hosting superiore senza perdere il lavoro effettuato fino a quel momento e semplicemente con un solo clic del mouse, richiedendo un upgrade che estenderà le caratteristiche del tuo hosting senza intaccare l’e-commerce già pubblicato.

Superato il primissimo passo di scelta dell’hosting, ancora c’è una difficoltà che devi valicare, quella relativa all’installazione dell’e-commerce Prestashop. Se la questione hosting sembrava complicata e sei riuscito a risolverla in pochi minuti, quella dell’installazione Prestashop la puoi risolvere in pochissimi clic.

1&1, infatti, ha pensato a un supporto specifico anche per chi si addentra oltre l’attivazione dell’hosting Linux e vuole installare un’applicazione come il CMS Prestashop in tutta tranquillità, quasi come se installasse una qualsiasi applicazione sul proprio computer Windows. Per questo, 1&1 integra nei suoi servizi hosting la piattaforma 1&1 Applicazioni Click & Build, che ti consente di installare in pochi clic qualsiasi applicazione pensata per lo sviluppo Web, come il tanto citato e-commerce Prestashop. Attraverso un Centro App, puoi scegliere quale CMS installare e procedere all’avvio dell’applicazione scelta attraverso pochi clic di mouse.

Proviamo insieme!

Una volta attivato il pacchetto hosting di cui ti abbiamo parlato, ricevi un’email con i dati di accesso alla tua Area Clienti 1&1. Collegati quindi al sito di 1&1, clicca su Accesso clienti in alto a destra e inserisci i tuoi dati di autenticazione. Ti troverai in una schermata generale da cui puoi compiere diverse operazioni.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
Clicca sulla voce Hosting presente in alto alla pagina e nella nuova schermata clicca sul pulsante Vai al 1&1 Centro App.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
Con un po’ di scrolling raggiungi i Download Principali e la sezione Più Popolari. Il terzo riquadro di entrambe le sezioni è Prestashop. Clicca sopra uno dei due riquadri e fai un clic del mouse sulla dicituraInstalla.
Installiamo Prestashop su Hosting Linux con 1&1
fonte: http://www.hostingtalk.it/


Linux in Comune: quello che non sappiamo

Ieri a seguito della pubblicazione dell’articolo Il Comune di Torino passa a Linux: addio Windows XP si è scatenato il putiferio. Più di 200 commenti online hanno confermato almeno due dettagli chiave. Il primo è che l’adozione di Linux negli enti pubblici è potenzialmente ben vista. Il secondo è che un’eventuale transizione di questo tipo è molto più complessa di quanto si possa supporre.

Un nostro lettore, Vittorio R. (nostra la scelta di omettere la sua identità, NdR.), Amministratore di Sistema di un Comune piemontese, ci ha scritto per fare chiarezza sull’argomento.

L’ammnistratore di sistema

Ecco la sua accorata lettera:

L’impulso di scriverle è nato dopo aver letto i commenti, supponenti e arroganti, di molti lettori riguardanti la pubblica amministrazione, il livello di competenza dei dipendenti pubblici e del livello di informatizzazione della macchina pubblica.

Quando ho letto l’articolo di Repubblica ho subito pensato “ancora con la storia del ‘cervellone’ – solito articolo scritto coi piedi”. Poi ho iniziato a pensare a cosa sta combinando il CSI Piemonte. Il Comune piemontese, per cui sono l’Amministratore di Sistema, è consorziato col CSI. Il CSI Piemonte è un consorzio creato nel 1977 dalla Regione Piemonte per le attività di informatizzazione e gestisce già, praticamente, i servizi informativi di Regione Piemonte e del Comune di Torino. Fornisce già, a tutti gli Enti del Territorio, molti servizi erogati via web dai due datacenter che hanno a Torino e Vercelli. Hanno anche una suite di applicativi cloud e iniziano a proporsi direttamente agli enti locali come erogatori di soluzioni cloud.

Dopo aver letto l’articolo ho subito pensato che ormai, avendo già in gestione molti servizi erogati via web (o terminal server) dai datacenter al Comune e Regione, passare i terminali degli uffici a Linux e LibreOffice era l’evoluzione naturale. Niente di stupefacente insomma.

Ma tutto questo ai molti lettori di Tom’s non è noto, ne è noto quanto complessa sia la gestione informatica di un Ente Pubblico che, per sua natura, ha compiti e strutture differenti da quelle di un’azienda che è orientata solo al business. L’unica idea comune è la totale “incompetenza” e “incapacità” del dipendente pubblico. Quanta gente è a conoscenza dell’esistenza di una legge quadro apposita, il cosiddetto CAD, sulle modalità di informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, locali e centrali?

Senza poi contare i soliti ragionamenti da “cantinaro”: che fare se non funziona il pc, la scheda di rete.Non viene in mente a nessuno che esistono i servizi di assistenza in chiamata, a supporto di sistemi informativi interni? E che all’interno degli enti pubblici esistono figure e competenze apposite per gestire i sistemi informatici, sempre più complessi e con sempre meno mezzi e risorse a disposizione?

Mi scusi per lo sfogo. Le dico questo perché potrebbe essere un interessante spunto per una serie di articoli di approfondimento, l’esame della situazione dell’informatica della Pubblica Amministrazione e delle leggi connesse come il CAD, troppo spesso ignorate dalla gente. Il grosso problema dell’informatica nella PA è che queste leggi sono ignorate dal legislatore stesso che risulta essere incompetente su questioni tecniche e di buon senso (vedasi questione Franceschini e SIAE).

Vita dura

Un piccolo “esempio” delle contraddizioni della normativa è dato dalla fornitura del wifi pubblico che, nonostante le ultime leggi come il famigerato “decreto del fare”, a causa dell’art. 6, comma 1 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (D.Lgs 259 del 1-8-2003) che recita “Lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, o loro associazioni, non possono fornire reti o servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, se non attraverso società controllate o collegate“, nessun ente pubblico può acquisire il servizio di accesso a internet per la cittadinanza da società come Telecom Italia, Fastweb, Tiscali o altri privati ma deve passare per forza da “municipalizzate” e “Consorzi”.

Telecom, Fastweb e compagnia non sono società controllate o partecipate e, nel caso del Piemonte, l’unico soggetto possibile è appunto il CSI Piemonte in quanto consorzio pubblico costituito dagli enti consorzianti.

In Piemonte quindi, se non ci si consorzia al CSI o non si possiedono quote di altra società municipalizzata, non è possibile fornire il servizio di accesso a internet alla cittadinanza e non è possibile neanche realizzarlo in economia, ovvero farselo a mano in autonomia. Questa è stata la risposa alla richiesta erogata dal mio Ente dal MEF alla richiesta di chiarimenti sulla possibilità e modalità di log e tenuta navigazione in caso di accesso senza autenticazione.

Il Ministero ha anche aggiunto che poi la responsabilità dell’accesso senza autenticazione ricade sulla società fornitrice che sarà lei a decidere come regolarsi per l’autenticazione.

La scelta dell’impiego di software libero, specialmente per le infrastrutture informatiche, più che un’opportunità è ormai una necessità: si hanno sempre meno risorse per fare il proprio lavoro e se non si usa software libero non si va più da nessuna parte. Il software libero nella PA è molto diffuso più di quanto comunemente noto: nel mio piccolo dove posso uso Linux per server e anche l’infrastruttura di virtualizzazione è tutta realizzata con software libero. Sto attualmente studiando come sostituire il dominio AD con samba 4 e così non dover più rinnovare ulteriori licenze. L’impiego di software libero, che non significa automaticamente “gratuito”, permette comunque di realizzare sistemi e soluzioni, anche complesse, senza ulteriori oneri per l’Ente in autonomia.

È però disarmate sentirsi dire dal proprio ex Assessore che, tra il miglioramento dell’informatizzazione di un settore dell’ente e asfaltare una strada, preferisce la seconda opzione perché ha più visibilità elettorale

Il cloud poi … la spesa, essendo un canone annuo, finisce nelle spese correnti e non di investimento, soggette a tagli e vincoli sempre più stretti. Senza contare che il costo del cloud è proibitivo ormai. Con il costo di un anno di cloud completo su uno dei maggiori fornitori italiani con i prezzi dei server in convenzione Consip mi rifaccio l’intero parco server per reggere il carico delle VM del mio ente e mi avanzano fondi per rinnovare l’assistenza per altri 5 anni !!! Ma queste “quisquiglie”, oltre a una infrastruttura di rete pubblica pessima, sono nulla rispetto alla pretesa di AGID di passare TUTTI i datacenter della pubblica amministrazione al cloud, in centri regionali appositi, entro 3 anni (2,5 ormai, visti i tempi) e ovviamente senza “oneri per lo stato”. In Piemonte vuol dire dare tutti i datacenter dei comuni al CSI senza valutazioni di mercato, visto che AGID (Agenda Digitale per l’Italia) ha passato la palla alle regioni per la stesura dei piani regionali di razionalizzazione, che avrebbero dovuto essere fatti entro il 30 giugno 2014.

Da quanto conosco, finora nessuna regione ha emesso un piano di razionalizzazione dei CED.

Chiudo segnalandole una realtà interessante che si sta plasmando in questo periodo: i vari sistemisti e tecnici informatici della PA, figure professionali poco note, trascurate e inascoltate all’interno delle PA (finché non avviene un disastro …), stanno facendo fronte comune e si tengono in contatto per affrontare le sfide sempre più ardue dell’informatizzazione degli enti pubblici. Per ora abbiamo un sito di riferimento che è www.opensipa.it.

fonte:http://www.tomshw.it/


Monaco: Linux costa più di Windows, addio open source

Dopo dieci anni di Linux Monaco di Baviera getta la spugna e torna a Windows. Era stata tra le prime città a decidere di affidarsi a Linux, affrontando le molte difficoltà iniziali pur di liberarsi dai vincoli con Microsoft e altri fornitori. E proprio l’anno scorso si era completato il passaggio: tutti gli uffici pubblici usavano LiMux, una distribuzione sviluppata apposta.

Si torna a Windows perché a quanto pare non si è riusciti a compensare l’iniziale abbassamento della produttività. All’inizio si pensava che sarebbe bastato un po’ di tempo, che le persone si sarebbero abituate ai nuovi strumenti e che presto tutto avrebbe ripreso a funzionare come sempre.

Monaco di Baviera

L’adattamento c’è stato in effetti ma sono rimasti problemi insormontabili nell’interazione con altre realtà (fornitori, altri comuni, governo, etc.): in questi casi lo scambio di documenti non ha mai smesso di essere un problema.

C’è stato anche un problema economico, ed è emerso che Linux è risultato più costoso di Windows da gestire “perché la città ha dovuto assumere programmatori per sviluppare funzioni di cui avevano bisogno, e poi ha dovuto pagare il personale per mantenere il software”. Pagando le licenze a Microsoft si sarebbe speso meno, a quanto pare.

Collaborazione con altri e riduzione della spesa, ecco perché Monaco di Baviera sta tornando a Windows. La scelta di questa città, dieci anni fa, fu definita l’equivalente IT della caduta del Muro di Berlino. Non è ancora detta l’ultima parola comunque, perché, con la nuova versione di LiMux e una più forte spinta verso il formato ODF, forse c’è ancora spazio per l’open source nella città tedesca.

In ogni caso è importante ricordare che la questione economica non è mai stata determinante. All’epoca, tra il 2003 e il 2004, i politici locali scelsero di seguire una strada che avrebbe dato a loro il controllo sulla tecnologia usata, invece che a fornitori esterni come Microsoft. Decisero in altre parole di mantenere nelle proprie mani una parte di potere che era sempre stata “esternalizzata”. Fu in altre parole una questione più politica che economica.

fonte:http://www.tomshw.it/


Linux anche per l’infotainment nelle automobili

GNU\Linux è pronto ad abbracciare la rivoluzione dei sistemi operativi sulle automobili. Questo dovrebbe permetter un contenimento dei costi e un elevato livello di personalizzazione. Infatti, attualmente, la maggior parte delle soluzioni software disponibili sul mercato risultano essere proprietarie, con elevati costi di licenza e senza la possibilità di avere accesso al codice sorgente per effettuare delle modifiche in base alle proprie esigenze.

Le industrie automobilistiche sarebbero dunque alla ricerca di una soluzione open source per i propri sistemi embedded. Ovviamente, Linux ha incominciato ad attirare l’attenzione dei produttori da qualche anno a questa parte. In particolare, già nel 2014 la Kia Soul e la Lexus IS hanno utilizzato una soluzione Linux-based.

L’attenzione dei vari produttori potrebbe quindi spostarsi da costose soluzioni proprietarie ad alternative open source Linux-based che possano contendere il terreno di conquista anche alle soluzioni già ideate da Google e Apple.

https://www.youtube.com/watch?v=ngfuuNnwN_E


Allarme per i server Linux. WordPress e Joomla a rischio virus

Prende di mira i server Unix, e cerca di prendere il controllo di siti basati su WordPress e Joomla. Mayhem e l’ultima minaccia per il mondo del pinguino e per i milioni di sistemi basati sull’open source.

Un malware soprannominato Mayhem sta infettando i server basati Linux e FreeBSD, al fine di prendere il controllo di siti basati su WordPress e Joomla. Andrej Kovalev, Konstantin Ostrashkevich e Evgeny Sidorov, che lavorano al portale internet russo Yandex, hanno scoperto che il malware colpisce tutti server basati su Linux/Unix individuando già 1.400 macchine infette, un numero destinato a salire vertiginosamente.

“Nel mondo Unix, le tecnologie di aggiornamento automatico non sono ampiamente utilizzate, soprattutto in confronto con ai desktop e agli smartphone. La stragrande maggioranza dei web master e amministratori di sistema devono aggiornare il loro software manualmente e verificare che la loro infrastruttura funzioni correttamente”, si legge in una relazione tecnica firmata dagli esperti. “Per i siti web la manutenzione è piuttosto costosa e spesso i webmaster non hanno la possibilità di farlo. Ciò significa che è facile per gli hacker trovare server web vulnerabili da utilizzare nelle loro reti.”

Una volta che il malware sfrutta una falla, o qualche altra debolezza di sistemi obsoleti, riesce ad eseguire uno script PHP e prende il controllo del sistema. Si crea quindi un file di sistema nascosto, di solito chiamato libworker.so, e viene eseguito il download di otto plugins. Questi programmi includo un paio di programmi per indovinare le password di siti basati su WordPress e Joomla  presumibilmente per diffondere ulteriormente il malware oltre che per ottenere il controllo di amministrazione dei siti – e un programma per la raccolta di  informazioni personali.

Il trio Yandex avverte coe ci possono essere altri plugin in circolazione, fra cui alcuni che mirano a sfruttare la famigerata vulnerabilità Heartbleed, per il furto di dati sensibili anche su connessioni cifrate. Il team di esperti sottolinea come il codice Mayhem si possa diffondere solo su sistemi non aggiornati, motivo per cui i webmaster devono assolutamente eseguire l’update dei loro server.

fonte:http://www.alground.com


Darksiders potrebbe approdare su Linux

Un’immagine pubblicata di recente sulla pagina Facebook ufficiale della serieDarksiders, farebbe intendere che il titolo sia in procinto di uscire anche su Linux.

La schermata che potete vedere qui sotto, infatti, comprende le parole “Darksiders Linux” (visibili in alto). Un indizio apparentemente chiaro delle intenzioni del team.

Sviluppato da Vigil Games, Darksiders è stato rilasciato nel 2010 per PS3, Xbox 360 e PC. Al momento la serie è in fase di stallo, ma Nordic Games sembra intenzionata a portarla avanti.

Restate con noi per i futuri aggiornamenti sulla vicenda.

Via Polygon.

fonte: http://www.vg247.it/


Darksiders in arrivo su Linux?

Sulla pagina Facebook ufficiale dedicata alla serie Darksiders è stata recentemente pubblicata un’immagine che fa pensare in modo inequivocabile a una versione Linux del gioco.



Nella parte superiore dell’immagine, infatti, è possibile leggere “Darksiders Linux”. Nei prossimi giorni scopriremo se Nordic Games svelerà ulteriori informazioni in merito a questa possibile nuova versione di Darksiders o se smentirà tutto, vi forniremo ulteriori aggiornamenti non appena sarà possibile.
Darksiders è attualmente disponibile su PC, PS3 e Xbox 360, è possibile raggiungere la pagina Steam del gioco direttamente tramite il link presente a fondo news. 

fonte http://www.spaziogames.it/


ALTERNATIVA A SHAZAM O SOUNDHOUND PER LINUX?

In questa guida vedremo come utilizzare Midomi, servizio web che ci consente di avere una valida alternativa a Shazam o SoundHound in Linux.

Tra le tante applicazioni che troveremo a breve disponibili per Ubuntu Touch troviamo ancheEyrie Music Identifier, interessante app in grado di offrirefunzionalità simili a Shazam a SoundHound.
Attraverso Eyrie Music Identifier potremo avere informazioni dettagliate sul brano che siamo ascoltando alla radio, tv, ecc, funzionalità che possiamo avere anche nella nostra distribuzione Linux grazie al servizio web denominato Midomi.


Midomi è un motore di ricerca musicale che dispone di caratteristiche molto simili a Shazam o SoundHound consentendoci di poter avere informazioni dettagliate sul brano in ascolto in tv, autoradio oppure semplicemente canticchiandolo con la nostra voce.

Importante caratteristica di Midomi è la possibilità di avere informazioni sul titolo del brano, autore, album ecc del brano in ascolto il tutto direttamente dal nostro browser senza installare applicazioni, o altro. Per poter funzionare, il nostro browser deve disporre del plugin Adobe Flash Player,consiglio inoltre di impostare l’avvio automatico del microfono in Midomi operando sulle impostazioni del plugin proprietario di Adobe collegandoci in questa pagina.

In alternativa a Midomi possiamo utilizzare Picard, software open source (incluso nei repository delle principali distribuzioni Linux) dedicato alla gestione di tag in file audio interagendo con il database di MusicBrainz. Picard ci consente di poter integrare i tag nei nostri file audio semplicemente analizzando il file audio, funzionalità simile a Shazam o SoundHound, basta registrare anche pochi secondi del brano da analizzare ad esempio con l’applicazione Audio Recorder, ed analizzare il file con MusicBrainz Picard, questo ci fornirà dettagli sull’artista, titolo, album ecc come Shazam o SoundHound.

fonte:http://www.lffl.org/


UBUNTU TOUCH: LE APPLICAZIONI SUPERANO I 100.000 DOWNLOAD

Canonical ha annunciato di aver superato i 100.000 download delle applicazioni disponibili per la versione in fase di sviluppo di Ubuntu Touch

Mancano ormai pochi mesi all’avvio della commercializzazione di Meizu MX3 e Bq Aquaris, primi smartphone a disporre di Ubuntu Touch preinstallato che saranno disponibili anche per noi utenti italiani.
I developer Canonical stanno cercano di rendere sempre più stabile, sicuro e completo il nuovo sistema operativo mobile open source grazie  anche a diverse applicazioni di terze parti già disponibili da Ubuntu Store. Proprio i developer Ubuntu hanno annunciato di aver superato i 100.000 di download delle applicazioni, ottimo risultato visto che attualmente Ubuntu Touch è disponibile solo per smartphone Nexus 4 e tablet Nexus 7.


Da notare inoltre che proprio nei giorni scorsi Canonical ha annunciato di aver superato i 10.000 user che utilizzano o hanno testato Ubuntu Touch nei device Nexus 4 o 7, facendo un po di conti ogni user ha installato circa 10 app di terze parti numeri ancora molto inferiori confronto agli attuali Android e Apple iOS dove il numero di app e game installate per ogni singolo user è nettamente superiore.Ricordo che possiamo testare la versione in fase di sviluppo di Ubuntu Touch nella versione desktop di Ubuntu grazie ad Ubuntu Touch Emulator disponibile sia nella versione di default (basata su rom ARM) oppure X86 (consigliato).

Per gli utenti che dispongono di uno smartphone o tablet Nexus è possibile installare in dual boot Ubuntu Touch seguendo questa nostra guida.

fonte:http://www.lffl.org/

 


Age of Wonders 3 in arrivo su Linux

Age-of-Wonders-3

Un altro grande titolo è in arrivo su Linux. Questa volta si tratta di Age of Wonders 3 sviluppato da Triumph Studios inizialmente per Windows. Gli sviluppatori stanno già lavorando al porting da qualche tempo e lo hanno dichiarato ufficialemente nel forum del gioco presente su Steam.

Age of Wonders 3 è il quarto capitolo di una saga di videogiochi di strategia a turni. Il titolo è ambientato in un universo medievale dove potrete incontrare draghi, maghi e altre creature. Dunque gli amanti del genere strategico troveranno pane per i loro denti.

Noi non vediamo l’ora di goderci il titolo sulla nostra distribuzione appena verrà rilasciata la prima release per Linux. Per il momento Age of Wonders 3 è disponibile su Steam per 40 euro ma non è da escludere qualche sconto al momento del lancio del titolo sul sistema operativo del pinguino.

Fonte:http://www.oneopensource.it/


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