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Monaco fa marcia indietro su Linux? No, non proprio

La città della Baviera avvia uno studio interno per valutare quale sia la migliore soluzione per la propria infrastruttura IT. Un lavoro analogo, nel 2000, aveva condotto alla scelta del Pinguino

Roma – Le notizie su un ritorno di Monaco a Windows sono decisamente premature: a chiarirlo è il portavoce della municipalità, Stefan Hauf, intervenuto per arrestare una rombante marea di articoli che sostenevano l’imminente capovolgimento di fronte in Baviera con il ritorno in auge delle finestre di Microsoft. Monaco non abbandona il progetto Limuxconclusosi ufficialmente a fine 2013 e che ha garantito risparmi nell’ordine dei milioni di euro, ma affronta seriamente il discorso su come far evolvere la propria infrastruttura informatica nei prossimi anni: nessuna possibilità è esclusa a priori.

Negli ultimi giorni le notizie su un possibile ripensamento da parte dell’amministrazione locale bavarese si erano fatte insistenti: a Monaco si è da poco insediato un nuovo sindaco, dopo una sofferta negoziazione seguente le elezioni alla ricerca di accordi politici necessari a formare una giunta, e quest’ultimo ha richiesto al reparto IT interno una verifica e uno studio sullo stato e le prospettive della rete informatica dell’amministrazione. “Il nuovo sindaco ha chiesto di fornire informazioni così da poter prendere una decisione e formulare una proposta al consiglio comunale per come procedere in futuro – ha spiegato Hauf – Non si tratta solo di Limux, ma di tutto il reparto IT. Si parla di organizzazione, di costi, di performance e di usabilità e soddisfazione degli utenti”.

Lo studio prenderà quindi in considerazione tutte le opportunità in circolazione, free software o software proprietario, Linux, Windows e probabilmente anche Mac OS, e tenterà di fornire una risposta esauriente su quale sia la migliore soluzione da adottare nei prossimi anni per garantire al contempo costi accettabili e funzionalità adeguate: questo potrebbe significare abbandonare la versione personalizzata di Ubuntu con installato LibreOffice attualmente in uso, magari a favore di Windows e Office, ma potrebbe anche significare che Monaco insisterà e persisterà nella sua scelta di software libero negli anni a venire. Da uno studio simile, nel 2000, era venuta fuori la decisione di passare a Linux: non è dunque improbabile che le stesse considerazioni e argomentazioni di allora valgano anche oggi. Nel 2000 il vero problema da affrontare, e che portò alla decisione di creare Limux, non erano i costi o l’esperienza d’uso: c’era in ballo l’interoperabilità e l’indipendenza da qualsiasi lock-in, da cui la decisione di passare al Pinguino.Il caso è montato a causa delle dichiarazioni del neoeletto vicesindaco Josef Schmid alSuddeutsche Zeitung, che aveva parlato di “sofferenza” da parte dei dipendenti del comune per le condizioni in cui erano costretti a lavorare con Linux. I più maliziosi hanno legato questo nuovo orientamento alla decisione di Microsoft di spostare proprio a Monaco di Baviera il proprio quartier generale tedesco, con un importante investimento che si concluderà nel 2016: anche il nuovo sindaco si era espresso in altri contesti dichiarandosi un “fan Microsoft”, e storicamente l’azienda di Redmond ha sempre contestato le cifrerelative ai costi e ai risparmi dichiarate dalle amministrazioni precedenti relative al progetto Limux.

fonte http://punto-informatico.it/

Linux, Canonical canta vittoria a Monaco

L’azienda annuncia al mondo che il merito di aver garantito milioni di euro di risparmi alla capitale della Baviera è tutto di Ubuntu. Il progetto di conversione è durato 10 anni
Roma – Che l’operazione di conversione della rete civica di Monaco di Baviera a Linux fosse stato un successo è una notizia della fine del 2013: ma ora Canonical ci tiene a chiarire il proprio ruolo e quello della distribuzione Ubuntu nel cammino (invero periglioso) che ha condotto la municipalità alla conversione completa al software libero, dal sistema operativo ai formati documentali. Un progetto che è valso milioni di euro di risparmi, ma che soprattutto ha dimostrato la fattibilità di tale tipo di operazione.

Il cammino di Linux in Baviera è iniziato addirittura nel 2003: all’epoca erano i server, su cui girava l’ormai datato Windows NT, ad avere bisogno di nuova linfa, ma col passare degli anni e con il crescere delle esigenze di ammodernamento si è fatta strada la possibilità di un migrazione pressoché totale all’open source. Inizialmente, come ricorda Canonical, era stata Debian la prescelta per avviare cambiamento: i tempi lunghi di aggiornamento di quella che è a tutti gli effetti una distribuzione da professionisti, più che da utenti finali, hanno poi convinto i manager IT di Monaco a riconsiderare il software da utilizzare.

E così nel 2009 Ubuntu ha fatto il suo debutto nell’infrastruttura di Monaco: stando a Canonical, il successo del programma LiMux è legato proprio alla svolta introdotta dalla propria distribuzione che negli anni ha permesso di completare la conversione di 12mila PC al nuovo sistema operativo (nel frattempo saliti a 14mila), e un risparmio stimabile attorno a 11 milioni a fronte di un costo complessivo di circa 23 milioni di euro. Effettuare lo stesso tipo di aggiornamento dell’infrastruttura passando, ad esempio, a Windows 7 sarebbe costato non meno di 34 milioni secondo le cifre di Canonical.

Ubuntu spera naturalmente di fare di Monaco un “caso di successo” per promuovere il proprio prodotto tra i cosiddetti decision maker: la torta della Pubblica Amministrazione è molto attraente e appetitosa, non a caso c’è stata una certa polemica negli scorsi anni tra Microsoft e la stessa Municipalità della Baviera riguardo le cifre in ballo e gli effettivi risparmi che questo tipo di conversione è in grado di garantire. Il fatto stesso che altre nazioni e altri enti pubblici, dalla Spagna alla Francia, stiano valutando progetti simili o li abbiano già avviati è comunque già il segno che questo tipo di possibilità è tenuta in conto in alcuni ambiti del mercato: non che questo significhi molto per le sorti di Linux sui desktop consumer, ma è comunque un settore piuttosto significativo dove il software open source (o meglio ancora FOSS) potrà dire molto nei prossimi anni.

fonte: punto-informatico.it


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