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MSI WIND BOX DC111 OTTIMO PC COMPATTO DA 157 EURO

MSI Wind Box DC111 è un interessante personal computer compatto disponibile anche nella versione senza sistema operativo oppure Barebone da 157 Euro.

 

MSI Wind Box DC111
Dopo aver presentato il nuovo Probox 23, vi presentiamo un’altro interessante personal computer compatto prodotto da MSI, nota azienda produttrice taiwanese che dispone anche di diversi modelli di notebook e pc senza sistema operativo / FreeDos. MSI Wind Box DC111 è un personal computer compatto progettato principalmente per l’utente che cerca unsistema economico per navigare in internet, lavorare in suite per l’ufficio come LibreOffice con la possibilità di diventare un completo media center multimediale collegandolo semplicemente ad una tv di nuova generazione. Da notare inoltre che MSI Wind Box DC111 è disponibile in due versioni:Barebone senza ram e storage (sarà poi l’utente a decidere quanta ram e hdd / ssd e sistema operativo utilizzare) e nella versione completa di 4 GB di RAM e hard disk da 500 GB senza sistema operativo.


Ecco le principali caratteristiche di MSI Wind Box DC111:

Processore: Intel Celeron 1037U dual core da 1.8 Ghz – 2MB Cache
Scheda Grafica: Intel HD Graphics
Chipset: Intel NM70
tdp: 17 W
ram: 4GB DDR3 presente in un singolo banco di memoria
hard disk: 500 GB da 2.5″
porte: 2 USB 3.0, 4 USB 2.0, 1 RJ-45 Ethernet, 1 HDMI, 1 VGA (D-Sub), 1 Card Reader
connettività: Wifi 802.11 b/g/n ed Ethernet LAN 10/100/1000Mbps
audio: Realtek ALC662
dimensioni: 191.8 x 150.93 x 34.94 mm
peso: 900 g
sistema operativo: senza sistema operativo o freedos

Ecco alcune immagini di MSI Wind Box DC111

MSI Wind Box DC111
MSI Wind Box DC111

MSI Wind Box DC111 viene rilasciato con DVD contenente di driver per Microsoft Windows, l’hardware viene supportato dalle principali distribuzioni Linux.

MSI Wind Box DC111 è disponibile nella versione Barebone (senza ram e storage) a €.157.90 oppure nella versione completa senza sistema operativo / FreeDOS a €.245.00 (è disponibile anche in vari versioni anche su Amazon Italia).

via http://www.lffl.org/

Linux 3.17: snellimento del codice in arrivo

Linux 3.17: snellimento del codice in arrivo

linuxContinuano i lavori sulla futura versione stabile del kernel Linux. Giusto ieri vi avevamo parlato delle nuove patch in arrivo su Linux 3.17, che mirano ad aumentare le performance con il file system F2FS e di KVM su architettura x86. Oggi, ci sono arrivate altre novità sullo sviluppo di Linux 3.17: gli sviluppatori hanno in programma di rimuovere oltre 250.000 linee di codice dalla futura release del kernel.

Sono circa 254.000 linee di codice provenienti da 14 vecchi driver per hardware ormai scomparsi dalla circolazione e dunque obsoleti. Si tratta di un enorme snellimento del codice con una riduzione non indifferente del carico di lavoro per gli sviluppatori del kernel Linux.

Ovviamente, per la release di Linux 3.17 non c’è in programma solo la rimozione di codice obsoleto, ma anche l’aggiunta di nuovo codice: per adesso si parla di quasi 39.000 nuove linee di codice che vanno ad aggiungere nuovi driver e nuove feature al kernel.

via http://www.oneopensource.it/


Napoli, via Linux dai computer, il Comune replica: “Non è vero”


Napoli, via Linux dai computer, il Comune replica: “Non è vero”.

Il Comune di Napoli attraverso il suo ufficio stampa veicola una nota firmata dal coordinatore del suo Servizio sistemi informativi,  Luigi Loffredo, in riferimento al mio articolo sul software proprietario Microsoft installato su computer comunali, in sostituzione del sistema open source Linux Ubuntu, adottato a suo tempo dall’allora amministrazione Iervolino. Della storia, complessa e non ancora del tutto chiusa, della gestione del parco pc dell’Ente, ho scritto nel precedente articolo cui,  una settimana dopo la pubblicazione, l’Amministrazione di Luigi de Magistris ritiene di dover rispondere .

Si tratta di una replica molto lunga, a tratti stupefacente per la veemenza e che abbraccia, non si sa bene a che scopo, temi assolutamente non citati nell’articolo (wifi, software di bilancio , risparmi eccetera). Il dirigente informatico del Comune addirittura ipotizza che il mio precedente articolo «con le sue inesattezze, abbia anche prodotto un ingiusto danno d’immagine alla città e all’amministrazione de Magistris, lasciando intendere che il Comune vada oggi verso un aumento della spesa informatica». Se ne deduce che il dirigente Luigi Loffredo ritiene  – non si sa bene a che titolo – che chi  scrive potrebbe eventualmente essere citato legalmente per aver procurato, a mezzo stampa, danni alla sua città. Su questo occorrerà capire cosa ne pensa la giunta De Magistris e se il sindaco concorda con questa idea.

Ancora: il coordinatore del servizio informatico comunale nella sua lunga e barocca replica si erge a difensore dei dipendenti comunali tutti, in special modo confutando un passaggio del pezzo, ovvero quando, nel pieno esercizio del diritto di critica del giornalista, venivano citati i malcontenti che illo tempore accompagnarono il passaggio da Windows a Ubuntu. Malcontenti che chi ha seguito quella fase da cronista (ma ci sono anche numerosi consiglieri comunali dell’epoca che possono testimoniare) non può non ricordare.

Luigi Enrico Loffredo, nato e residente a Genova (come da curriculum sul sito internet del Comune) nel 2008 vincitore di concorso per 17 posti di dirigente al Comune di Napoli non è un esperto informatico né di software a codice aperto. Questo è almeno quanto racconta proprio il suo curriculum, pubblicato sul sito del Comune partenopeo: è un laureato in Scienze Politiche con la seguente competenza in ambito informatico: «Uso del personal computer, con particolare riferimento ai programmi di videoscrittura (Word), windows 2000, posta elettronica ed internet».

Eppure è forse anche un esperto in giornalismo poiché la sua lezione, contenuta nella “chiusa” del suo lungo sfogo avallato dall’ufficio stampa del Comune a Fanpage.it è così messo nero su bianco: «Interpellando le fonti dirette, il giornalista avrebbe potuto assicurarsi agevolmente anche queste informazioni, che ovviamente gli avrebbero fornito un quadro differente, più completo e corretto». Ignorando che chi scrive ha assolutamente interpellato fonti. Nel caso in questione fonti dirette, confidenziali e verificate com’è, fortunatamente, ancora diritto dei giornalisti in Italia, ricevendo in cambio numerosi attacchi attraverso Facebook da taluni staffisti del sindaco De Magistris.

Riportiamo in calce la replica del dirigente, ribadendo la veridicità di quanto scritto in precedenza: negli ultimi anni l’amministrazione comunale di Napoli, per una serie di motivi spiegati già nel precedente articolo ha installato sistemi operativi marca Microsoft al posto di quelli Linux. Stando alle fonti interpellate da Fanpage.it numerose sostituzioni di software sono avvenute negli uffici di via Verdi, sede del Consiglio comunale lì dove per lo più ci sono gruppi politici, e si utilizza soprattutto il pacchetto Office. Cosa accadrà quando scadranno queste licenze Microsoft? Saranno rinnovate? Si tornerà di nuovo a Linux?

C’è dell’altro in questa storia: da qualche tempo è scaduta la convenzione con la ditta esterna di manutenzione del parco macchine e il Comune, riferiscono alcuni dipendenti, è stato anche in  ”affanno” nella gestione dei terminali prima che subentrasse il periodo di ferie. “Voci di dentro” a palazzo San Giacomo riferiscono che è proprio quella, oggi, la vera partita: la gestione. Una “corrente” comunale vorrebbe rifare la gara per riaffidare a competenze esterne il lavoro e un’altra “corrente” che vorrebbe invece internalizzare totalmente la manutenzione dei computer comunali e relative reti.

Ecco il testo della replica all’articolo di Fanpage :

Questo il testo che le chiediamo di pubblicare, cortesemente, in maniera integrale.

I fatti:

– Nel 2007 la giunta Jervolino ha deliberato con un atto d’indirizzo il passaggio del software delle macchine comunali all’Open Source. La scelta comporterà qualche problema, perché taluni uffici che adoperano applicativi particolari non possono usarli sotto Linux; alcune unità si organizzano in autonomia, acquistando in proprio le licenze Microsoft.

– Nel 2009 l’amministrazione decide di acquistare licenze Microsoft come atto di transazione con l’azienda informatica; un accordo che ha origine da una vicenda di licenze non originali. L’opposizione critica duramente la scelta. L’acquisto viene perfezionato nel primo semestre 2011 per un importo complessivo di 798mila euro.

– Dal 2011 i servizi informatici del Comune decidono di utilizzare queste licenze per quelle postazioni di lavoro in cui il sistema operativo Windows risulta più efficace (e in qualche caso necessario) per l’utilizzo di applicativi specifici.

– Nel giugno 2011 l’amministrazione de Magistris si insedia a palazzo San Giacomo.

– Dall’agosto 2011 ad oggi il Comune attua una radicale riduzione della spesa informatica, internalizzando alcuni servizi fino ad allora oggetto di costosi appalti, razionalizzando il parco macchine, e utilizzando di preferenza software Open Source.

A fronte di questi fatti, il vostro articolo sostiene:

1)      “Il Comune di Napoli abbandona Linux e torna a Microsoft”. Non è vero. Non esiste alcun proposito di abbandonare Linux e, di fatto, una buona fetta delle strumentazioni informatiche del Comune di Napoli (server, terminali informatici, postazioni di lavoro) utilizza tuttora Linux e software Open Source. Su un certo numero di postazioni sono state utilizzate le licenze Windows acquistate, con un notevole sforzo economico, dalla precedente amministrazione.

2)      “Il Comune di Napoli dice addio al sistema operativo open source Linux sulla sua rete informativa”. Non è vero. Oltre al fatto che una parte delle macchine comunali continua a funzionare in ambiente Linux, la stragrande maggioranza utilizza tuttora pacchetti operativi Open Source. A questo si aggiunge, come già precisato, la scelta puramente gestionale di usare le licenze Microsoft acquistate in passato, altrimenti destinate a non essere impiegate.

3)      “l’Amministrazione partenopea oggi guidata da Luigi de Magistris, dimenticando di essere stata pioniera nel campo, abbraccia nuovamente i sistemi a codice proprietario”. Non è vero. Come già chiarito, sulla maggior parte delle macchine in uso al Comune gira software Open Source. Ma soprattutto, l’espressione “l’Amministrazione (…) abbraccia” descrive una scelta politica, significa cioè che sarebbe stato deliberato un atto d’indirizzo politico del consiglio o della giunta in favore dei codici proprietari; e questo non è affatto vero.

4)      “Già, perché con Luigi de Magistris il Comune ha confermato la via già intrapresa dai suoi predecessori in barba ad una delibera di Consiglio comunale: addio Linux-Ubuntu”. Non è vero. Come già evidenziato, non c’è alcun addio a Linux e non c’è alcun nuovo indirizzo politico sull’utilizzo del software Open Source.

5)      “Perché il Comune di Napoli abbandona Linux Ubuntu e l’open source?”. La domanda è fasulla. Il Comune di Napoli non abbandona né Linux, come già ben chiarito, né tantomeno l’Open Source, che anzi rappresenta un’opzione preferenziale. Nei bandi delle più recenti gare, per fare un esempio, si asserisce a chiare lettere la preferenza per il software Open Source. O ancora, il sito tematico VivereNapoli e il sito della web tv, entrambi realizzati senza spesa nell’ultimo triennio, sono progetti Open Source. Le evidenze e i fatti sono tanti e tali che era sufficiente informarsi con un po’ d’attenzione per evitare affermazioni errate e domande svianti.

6)      “[Linux-Ubuntu] peraltro osteggiato da una buona parte dei dipendenti comunali piuttosto “allergici” alle novità”. Ci domandiamo solo quale sia la fonte giornalistica di questa affermazione, che appare come una semplice illazione di cattivo gusto.

Dunque è possibile che l’articolo, con le sue inesattezze, abbia anche prodotto un ingiusto danno d’immagine alla città e all’amministrazione de Magistris, lasciando intendere che il Comune vada oggi verso un aumento della spesa informatica. La realtà è esattamente opposta, visto che da agosto 2011 la gestione informatica del Comune di Napoli ha puntato, rispetto alle passate gestioni, ad una risoluta compressione dei costi e a una significa eliminazione degli sprechi; per questo ha internalizzato servizi e puntato sul software Open Source, riducendo la spesa di diversi milioni di euro all’anno. I servizi wi-fi sono oggi erogati senza spesa per le casse comunali, mentre la web tv comunale e le dirette streaming sono stati internalizzati, eliminando gli appalti. Per la gestione del software di bilancio, anagrafe e tributi è prevista una riduzione di spesa di 4 milioni di euro. Interpellando le fonti dirette, il giornalista avrebbe potuto assicurarsi agevolmente anche queste informazioni, che ovviamente gli avrebbero fornito un quadro differente, più completo e corretto.

 

fonti http://www.fanpage.it/


Linux Foundation: ecco le borse di studio 2014 per tutti

Linux Foundation oggi ha aperto le iscrizioni al programma di borse di studio 2014 Linux Training Scholarship. Si tratta di un contributo economico per sviluppatori, professionisti dell’IT e studenti realmente interessati a una carriera nel mondo Linux. “Il programma di formazione della Linux Foundation prevede una serie completa di corsi estremamente flessibili, tecnicamente avanzati, personalizzabili e tenuti direttamente da personale Linux”, puntualizza la nota ufficiale.

Linux Foundation

Entrando nel dettaglio si scopre che verranno assegnate cinque borse di studio “a persone che risulteranno meritevoli e che abbiano già acquisito una certa conoscenza di Linux e del software open source”. Sono previste cinque categorie per l’assegnazione: Whiz Kids, Women in Linux, SysAdmin Super Stars, Developer Do-Gooders e Linux Kernel Gurus.

“Ciascuna richiesta di partecipazione sarà presa in esame da un gruppo di esperti della Linux Foundation. I vincitori delle borse di studio saranno informati nella prima metà di ottobre, mentre i loro nomi saranno pubblicamente annunciati poco dopo, in occasione del LinuxCon e di CloudOpen Europe”, conclude la nota.

Da rilevare che l’anno scorso sono pervenute circa 700 richieste d’iscrizione e l’età media degli interessati è stata di 25 anni.

Ciascuna borsa di studio Linux coprirà il costo d’iscrizione ad un corso. Le spese di viaggio, connessione internet e di altro genere non sono incluse. Le classi idonee alle borse di studio Linux per quest’anno sono:

  • Embedded Linux Development
  • Embedded Linux Development with Yocto Project/OpenEmbedded
  • Developing Device Drivers
  • Linux Kernel Internals and Debugging
  • Developing Applications for Linux
  • Linux System Administration
  • Linux Network Management
  • Linux Performance Tuning
  • OpenStack Cloud Architecture and Deployment
  • Linux KVM Virtualization

Le richieste di partecipazione possono essere inoltrate fino al 2 settembre tramite la pagina ufficiale.La specifica pagina del Training non sembra ancora attiva ma l’URL è http://training.linuxfoundation.org/linux-training-scholarship-program.

fonte http://www.tomshw.it


installare android su pc


Linux 3.17: taglio del supporto alle vecchie CPU POWER

linux

Se avete delle macchine che usano un processore PowerPC precedente al 2001 be ci sono cattive notizie per voi, infatti i developer del kernel Linux hanno deciso di tagliare il supporto a queste CPU visto che ormai sono considerate hardware obsoleto.

In particolare il taglio del supporto inizierà dalla release 3.17 di Linux. La rimozione del codice di queste vecchia architettura significa una riduzione enorme del carico di lavoro degli sviluppatori del kernel, cosa che si tradurrà in più attenzione verso le architetture più nuove.

PowerPC è un’architettura di microprocessori RISC nata nel 1991 da un consorzio tra: Apple, Motorola e IBM. Molti dei vecchi iMac e Macbook utilizzavano processori PowerPC ma oggi sono quasi del tutto scomparsi dunque si è deciso per il termine del supporto alle CPU più vecchie di questa architettura.

fonte http://www.oneopensource.it/


LENOVO BEACON: NAS CON INTEL ATOM CE5315 E LINUX

Lenovo Beacon è un NAS (network-attached storage) per la casa e l’ufficio. E’ dotato di un processore Intel Atom dual-core (in particolare, Intel Atom CE5315), con 1GB di RAM DDR3 ed è basato su una distribuzione Linux con software XBMC pre-caricato. Questo insolito box di Lenovo integra due alloggiamenti per drive da 3.5 pollici e supporta fino a 6TB di spazio di archiviazione (3TB x 2). Dovrebbe essere lanciato nel giro di pochi mesi (per aprile) al prezzo di 199 dollari, storage escluso (l’utente dovrà inserire i propri hard disk o comprarne dei nuovi separatamente). Anche se questa scelta potrebbe non essere apprezzata da tutti, Lenovo ha deciso di lasciare massima personalizzazione ai clienti che potranno scegliere la capacità dell’hard disk in base alle proprie esigenze, utilizzare una qualsiasi unità già in loro possesso o aspettare un buon prezzo per acquistare un hard disk più capiente.

Lenovo Beacon

Nel NAS è integrata anche memoria Flash, necessaria però per ospitare il sistema operativo. L’equipaggiamento di Lenovo Beacon comprende 2 porte USB, una porta Ethernet ed unaHDMI (per lo streaming di file multimediali direttamente sul televisore), WiFi 802.11n e Bluetooth 4.01. E’ possibile collegarlo alla rete domestica o alla TV di casa, alla tastiera, al mouse, al telecomando e a qualsiasi altro dispositivo per gestire il software XBMC incluso e guardare video e film sul televisore. In alternativa, si può scaricare un’app Lenovo per XBMC e trasformare il proprio smartphone/tablet in un telecomando, installare plugin per accedere alla musica online, video, foto ed altri contenuti multimediali.

Tutti i device Android e Windows 8 sono supportati, mentre Apple iOS dovrà ancora aspettare. Lenovo considera Beacon come una soluzione per il cloud personale, che aiuta gli utenti nel backup dei file dal proprio PC, smartphone e da altri dispositivi, ma potrebbe facilmente sostituire il media center in salotto.

Lenovo Beacon


Monaco di Baviera è open source: grazie a Linux risparmiati oltre 11 milioni di euro

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Linux in comune: quello che non sappiamo

Ieri a seguito della pubblicazione dell’articolo Il Comune di Torino passa a Linux: addio Windows XP si è scatenato il putiferio. Più di 200 commenti online hanno confermato almeno due dettagli chiave. Il primo è che l’adozione di Linux negli enti pubblici è potenzialmente ben vista. Il secondo è che un’eventuale transizione di questo tipo è molto più complessa di quanto si possa supporre.

 

Un nostro lettore, Vittorio R. (nostra la scelta di omettere la sua identità, NdR.), Amministratore di Sistema di un Comune del novarese, ci ha scritto per fare chiarezza sull’argomento.

ammnistratore-di-sistema_t


I migliori lettori musicali per Linux

Nel passaggio da Windows a una distribuzione Linux spesso l’utente cerca delle alternative ai player musicali che usava prima. Esistono pur sempre programmi multipiattaforma come il famosissimo VLC, ma su Linux ci sono anche altre alternative molto complete per ascoltare la propria musica. I primi due programmi degni di nota sono Amarok e Clementine.

 

Amarok è, forse, il miglior programma nel panorama Linux per quanto riguarda la gestione e l’ascolto della propria libreria musicale. Supporta praticamente di tutto e non troverete feature mancanti su questo software. Probabilmente, la sua UI non è delle migliori, ma dopo qualche giorno ci farete l’abitudine.

 

Clementina è un parente stretto di Amarok, infatti si basava sul codice di Amarok 1.4 e nacque come un suo fork quando il team decise di cambiare UI su Amarok 2. Col tempo è diventato completamente indipendente pur mantenendo una UI semplice. Anche qui ci troviamo di fronte a uno dei player più completi disponibili per Linux e, cosi come Amarok, ha un’ottima gestione delle playlist e delle cover degli album che ascoltiamo.

 

Se, invece, preferite qualcosa di più leggero e minale, potete provare Audacious. Si tratta di un player che si ispira allo storico Winamp e che ne riprende un po’ l’interfaccia anche se è possibile personalizzarlo con varie skin e temi. Audacious è davvero leggero rispetto ai primi due player presentati e permette di ascoltare la propria libreria musicale anche su macchine datate.

 

Per ultimo, ma non meno importante, troviamo Banshee. Se volete usare un ambiente GTK-centrico non potete non conoscere questo player, che promette di gestire la nostra musica in modo egregio con una UI davvero ben fatta e senza consumi eccessivi.

 

Ovviamente, esistono molti altri player ancora, ma questi meritano senz’altro di essere nella lista di gradimento di molti utenti Linux, e già così avete solo l’imbarazzo della scelta.

Fonte: www.oneopensource.it


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