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COSA MANCA A LINUX? (OGGI PARLIAMO DI…)


In questi anni abbiamo visto approdare notevoli migliorie all’intero ecosistema di Linux. Ad esempio abbiamo visto un notevole miglioramento nel supporto hardware con driver proprietari AMD e Nvidia sempre più stabili e performanti, gli ambienti desktop e le applicazioni dedicate risultano sempre più completi e funzionali. Attualmente è difficile trovare una stampante, scheda grafica o audio o altro componente non supportato dal Kernel Linux. Da notare inoltre l’arrivo in Linux del client Steam che ha portato molti nuovi game nativi per il sistema operativo libero, in arrivo inoltre nuove console Steam Machines basate su Steam OS distribuzione basata su Debian.


Gli sviluppatori delle principali distribuzioni Linux hanno reso sempre più semplice installare il nuovo sistema operativo libero anche in dual boot con Microsoft Windows, inoltre sono disponibili post-installazione tool in grado di facilitarci l’installazione di driver proprietari, codec ecc.

Tante migliorie che hanno reso Linux sempre più completo, facile da installare e utilizzare.
Ma cosa manca a Linux per poter competere con Windows e Mac?

Secondo voi cosa manca ancora al sistema operativo libero per poter competere con Windows e Mac? Giochi? Software proprietari come Adobe Photoshop e Microsoft Office? Supporto Hardware? Pubblicità?

A voi il vostro parere a riguardo…


Il Comune di Napoli abbandona Linux e torna a Microsoft

Open source addio: il Comune di Napoli dopo essersi impegnato ad adottare Linux Ubuntu sui computer dei suoi dipendenti torna a Microsoft. Dietro la decisione, una lunga storia di sequestri, licenze fasulle e battaglie in Consiglio comunale.

Il Comune di Napoli dice addio al sistema operativo open source Linux sulla sua rete informativa e torna, di fatto, a Microsoft. E mentre a Torino l’Amministrazione guidata da Piero Fassino annuncia di voler diventare «la prima grande città italiana “open source”» per risparmiare soldi nella gestione dei sistemi, l’Amministrazione partenopea oggi guidata ad Luigi de Magistris, dimenticando di essere stata pioniera nel campo, abbraccia nuovamente i sistemi a codice proprietario. Prima di proseguire occorre fare un primo passo indietro: correva l’anno 2009, a Palazzo San Giacomo l’allora sindaco Rosa Russo Iervolino – che di reti telematiche non capiva pressoché niente – condivideva in Consiglio comunale una proposta presentata dall’allora assessore alle Reti, Giulio Riccio, con primo firmatario quel Francesco Nicodemo allora consigliere comunale Pd e oggi responsabile della comunicazione nazionale Pd e fedelissimo del premier Matteo Renzi. In partica il Comune partenopeo “sposava” la filosofia open source introducendo nei propri uffici su circa 2.000 personal computer il sistema operativo Linux, distribuzione Ubuntu, con pacchetto di lavoro individuale Open Office, entrambi gratuiti. «Significa aver la possibilità di utilizzare liberamente software di qualità che consente all’amministrazione comunale di avere un enorme risparmio e di avere i terminali sempre aggiornati e sicuri» chiosava la giunta di allora in una nota stampa.

 

Perché il Comune di Napoli abbandona Linux Ubuntu e l’open source?

 

Dopo questo primo passo indietro occorre farne un altro. Palazzo San Giacomo con quel provvedimento in favore del software open source intendeva anche lasciarsi alle spalle una brutta storia, datata 2001-2002, tredici anni or sono. Si trattava dell’acquisto di diverse centinaia di computer marca Ibm da una ditta appaltatrice di Napoli, ubicata poco distante la sede municipale. I computer montavano il sistema operativo Windows di Microsoft e la suite di Office MS (Word, Excel eccetera). Ebbene, anni dopo, l’Amministrazione venne a scoprire suo malgrado, dopo la pubblica coraggiosa denuncia di un consigliere comunale, Raffaele Ambrosino, che i software installati su una buona parte dei computer non avevano le licenze. Uno scandalo nazionale: intervenne la Guardia di Finanza, la Procura aprì una indagine e i computer finirono con l’essere posti sotto sequestro dell’autorità giudiziaria (molti sono ancora incredibilmente negli uffici comunali, spenti, a marcire). Nel 2009, l’Amministrazione Iervolino decise di avviare una transazione con Microsoft. Non sanando i vecchi abusi (il Comune fra l’altro nella vicenda delle false licenze era parte lesa) ma acquistando nuove licenze d’uso per il futuro. Un affare da oltre 800mila euro (700mila più Iva).

 

Nel Consiglio comunale del 30 aprile 2010 Nicodemo si esprimeva così in un intervento in Aula:
…questa operazione (riferendosi all’open source ndr.) ci ha permesso un risparmio ovvero un’economia di spesa negli anni, nel anno diciamo nel biennio 2008/2010 di 3 milioni e mezzo di euro perché noi avevamo un vecchio appalto di circa 4 milioni e mezzo di euro, con il nuovo acquisto compreso diciamo come sistema operativo noi abbiamo pagato un milione di euro e dunque questa Amministrazione facendo questa scelta ha risparmiato 3 milioni e mezzo di euro. […] Questa scelta che noi abbiamo fatto nel 2009 è coincisa anche con, diciamo, un contenzioso che si è aperto con la casa produttrice dei più grossi software, direi la casa monopolista come è noto che è la Microsoft con il Comune di Napoli. Allora io non credo che sia compito del Consiglio Comunale entrare nelle questioni diciamo dell’opportunità o meno di fare una transazione soprattutto quando ci sta allegando come un emendamento che è il numero tre, allegata una lettera dell’Avvocatura in cui dice che per il Comune di Napoli può essere utile andare a fare una transazione con Microsoft, per cui diciamo nulla quaestio sulla necessità di fare una transazione con Microsoft. Quello che questo emendamento diciamo porta all’attenzione è che poiché questa transazione riguarda l’acquisto di settecento mila euro di licenze, non di licenze vecchie volte a sanare diciamo eventuali mancanze di licenze proprietarie, piuttosto acquistare nuove licenze, è evidente che l’Amministrazione Comunale nel caso che questo emendamento voglio dire non venga accolto, sia ritirato, non sia condiviso dall’Amministrazione, si deve impegnare perché questo accordo con Microsoft rappresenta la chiusura di una vicenda che va molto lontano Sindaco e per alcuni versi è ancora aperta e vede il Comune di Napoli anche danneggiato e in causa con altri soggetti. Quello che questo emendamento diciamo porta all’attenzione è che poiché questa transazione riguarda l’acquisto di settecento mila euro di licenze, non di licenze vecchie volte a sanare diciamo eventuali mancanze di licenze proprietarie, piuttosto acquistare nuove licenze, è evidente che l’Amministrazione Comunale nel caso che questo emendamento voglio dire non venga accolto, sia ritirato, non sia condiviso dall’Amministrazione, si deve impegnare perché questo accordo con Microsoft rappresenta la chiusura di una vicenda che va molto lontano Sindaco e per alcuni versi è ancora aperta e vede il Comune di Napoli anche danneggiato e in causa con altri soggetti.

 

È un consigliere comunale di centrodestra, Andrea Santoro, a riassumere la vicenda nel 2010: «Il Comune ha subito una truffa, pagando per computer dotati di licenza che invece non l’avevano, ma qualcuno a Palazzo San Giacomo ha ritenuto giusto fosse il Comune e non l’azienda fornitrice a risarcire Microsoft. Come poi: attraverso l’acquisto di 700 mila euro più IVA di licenze. Materiale inutile per il Comune, essendo transitato nel frattempo sui nuovi computer che girano con Ubuntu e con i software sviluppati per Linux».

 

Il Comune di Napoli e la transazione con Microsoft

 

E invece, il rapporto con Microsoft è andato avanti, con buona pace della filosofia open source e di tutte le ipotesi di risparmio sul medio e lungo periodo. Già, perché con Luigi de Magistris il Comune ha confermato la via già intrapresa dai suoi predecessori in barba ad una delibera di Consiglio comunale: addio Linux-Ubuntu – peraltro osteggiato da una buona parte dei dipendenti comunali piuttosto “allergici” alle novità – e si ritorna al vecchio sistema operativo Microsoft. E così, mentre alla Regione Campania i tecnici devono far fronte con computer vulnerabili poiché montanti il vecchio sistema operativo XP ormai non più supportato dalla casa madre di Seattle, al Comune di Napoli il sistema operativo è nuovo di zecca. Ma è costato caro e amaro.

fonte: http://www.fanpage.it/


Oracle Linux 7 fa il suo debutto

Oracle Linux 7 si fonda sulla recente rinnovata distribuzione Red Hat Enterprise Liniux 7: analogie e differenze

Il lancio di Oracle Linux 7 permette agli utenti di disporre di una distribuzione di Linux di livello enterprise . Oracle Linux 7 si fonda sulla recente rinnovata distribuzione Red Hat Enterprise Linux 7. Proprio da RHEL 7 Oralce Linux eredita molte delle nuove funzionalità , anche se non si tratta di un clone puro e semplice. Una delle principali nuove caratteristiche di RHEL 7 è l’utilzzo di default del formato file XFS , che permette al file system di scalare fino a 500 Terabyte. Anche Oracle Linux 7 supporta XFS, ma Oracle integra i supporto del file system Btrfs. Btrfs è un file system Linux che ha avuto le sue origini in Oracle.

Con RHEL l’unico hypervisor supportato per la virtualizzazione è Kernel-mode Virtual Machine (KVM) . Red Hat ha lasciato cadere il supporto dell’hypervisor open source Xen con la versione 6 di RHEL apparsa a fine 2010. Invece Oracle Linux 7 mantiene il supporto per Xen che è la piattaforma tecnologica di virtualizzazione primaria per Oracle. Oracle Linux 7 prevede anche il supporto di Linux Containers (LXC) oltre che quello per il progetto open source di container che prende il nome di Docker e ha al suo fondamento LXC.

differenze di costo Oracle prevede il pagamento a parte del supporto. Ma un versione piena compilata di Oracle Linux 7 è disponibile per chiunque per un uso a suo piacimento e non richiede esborsi a favore di Oracle. RHEL è una distribuzione di Linux per le aziende con pieno supporto. D’altra parte Oracle Linux non è l’unica distribuzione del sistema operativo che si basa su RHEL 7 .

Anche la versione del comunitario CentOS che ha debuttato agli inizi di luglio si basa su RHEL 7. D’altra parte Oracle Linux e CentOS seguono strade separate, anzi di solito gli aggiornamenti di Oracle escono prima di quelli di CentOS , anche se non è stato questo il caso con la versione 7. Non c’è scontro sulla gratuità del software . Infatti Oracle Linux ad esempio nel caso di un’organizzazione che possiede mille server , ma necessita del supporto solo per un centinaio ,paga solo per quel centinaio. Gli altri 900 possono utilizzare il medesimo codice di Oracle Linux senza pagare il supprto a Oracle.

L’ingresso di Oracle nella distribuzione Linux risale al 2006. Oracle Linux ora è al centro dei sistemi ingegnerizzati della classe Exa che guidano la formazione di punta dell’hardware server della società. Il più recente annuncio è la database machine Exadata X4-8. Secono dati comunicati da Oracle sono oltre 12 mila i clienti che usufruiscono del supporto di Oracle Linux oltra a quelli che fanno uso dei sistemi e ingegnerizzati.


Darksiders potrebbe approdare su Linux

Un’immagine pubblicata di recente sulla pagina Facebook ufficiale della serieDarksiders, farebbe intendere che il titolo sia in procinto di uscire anche su Linux.

La schermata che potete vedere qui sotto, infatti, comprende le parole “Darksiders Linux” (visibili in alto). Un indizio apparentemente chiaro delle intenzioni del team.

Sviluppato da Vigil Games, Darksiders è stato rilasciato nel 2010 per PS3, Xbox 360 e PC. Al momento la serie è in fase di stallo, ma Nordic Games sembra intenzionata a portarla avanti.

Restate con noi per i futuri aggiornamenti sulla vicenda.

Via Polygon.

fonte: http://www.vg247.it/


Zorin OS, il sistema ideale per sostituire Windows XP

Abbiamo già detto che l’8 aprile 2014 fermerà supporto di Windows XP, che significa lo stop degli aggiornamenti di sicurezza.
Abbiamo parlato delle precauzioni che bisogna prendere se si vuol continuare a usare Windows XPconsigliando però di non farlo e cambiare sistema operativo.
Se si può l’ideale per chi usa XP è installare Windows 7, ma se si ha un PC vecchio oppure non si vuol pagare una nuova licenza di Windows allora potrebbe essere il momento ideale di provare una distribuzione Linux.
Zorin OS potrebbe essere il sistema ideale per sostituire Windows XP senza cambiare abitudini

Zorin OS è una distribuzione Linux che cerca di somigliare di più a Windows, non tanto per interfaccia grafica, ma per usabilità.
Basato su Ubuntu, la distro Linux più popolare, è stato progettato appositamente per gli utenti Windows che devono abbandonare XP.
Zorin OS è tra le versioni Linux più semplici da imparare e facili da usare e si può installare accanto a XP, subito, senza pagare nulla ed in modo assolutamente indolore.
Esso permette anche di eseguire i programmi Windows su Linux con gli emulatori WINE e PlayOnLinux.

L’installazione di Zorin OS è abbastanza semplice, soprattutto se si desidera sostituire XP con Linux.
Con un’installazione dual-boot si potrà sempre tornare a Windows XP senza problemi e senza perdere nulla.
Poiché Zorin OS è basato su Ubuntu, creare una configurazione dual-boot è davvero semplice e guidato, l’importante è che si abbia spazio sul disco per creare una nuova partizione.
Il primo passo per l’installazione di Zorin OS è quello di scaricare il file ISO, masterizzarlo su un CD e avviare il PC da CD.
Si può anche mettere la ISO su una penna USB usando un programma come Unetbootin
Dall’avvio iniziale del sistema si può scegliere di usare live Zorin OS senza installarlo (ideale per vederlo in anteprima) o di installarlo.
Seguire la procedura guidata facendo attenzione a non eliminare l’installazione esistente di Windows.
In caso di dubbi si può cercare una qualsiasi guida di installazione come questa in italiano.

Zorin OS, come già scritto, è stato progettato per rimanere più familiare possibile agli utenti di XP, senza però copiarne palesemente l’aspetto grafico.
In basso a sinistra c’è l’icona Z che funziona come il pulsante “Start” di XP e dà accesso ai programmi installati.
Sulla parte inferiore del desktop c’è la barra delle applicazioni mentre in basso a destra c’è l’orologio e le altre icone di notifica.
con un doppio clic sull’icona si può aprire l’esplora file simile a quello di Windows.
L’esploratore di file in Zorin OS utilizza un tema che ricorda molto quello dei sistemi Microsoft.
Sulla colonna a sinistra ci sono le cartelle principali, la lista di dischi collegati e le risorse di rete.
Il riquadro di destra mostra invece i file e le cartelle.
si possono visualizzare le icone come elenco o in una griglia.

Per installare programmi Windows scaricati da Internet, si deve aprire la cartella Download, cliccarci sopra col tasto destro del mouse, selezionare “Apri con” e poi scegliere Wine.
Come accennato sopra, Wine è il programma che emula Windows sotto Linux.
Quasi tutti i programmi per PC dovrebbero funzionare, tranne Office che però può essere sostituito efficacemente da LibreOffice.
Per eseguire un programma Windows installato si può cliccare sull’icona Z e poi su Altro per trovare l’elenco dei programmi installati tramite WINE.

Ricordo comunque che per ogni programma per PC Windows, ne esiste uno simile, gratuito, per Linux.
In un altro articolo sono segnati alcuni dei migliori programmi Windows per PC Linux che funzionano anche con Zorin OS.

Nel complesso, Zorin OS riesce a fare il passaggio da Windows a Linux un più facile di quanto si poteva pensare.
L’interfaccia utente è stata progettata per essere familiare agli utenti Windows e l’inclusione di WINE permette di usare i programmi di XP senza problemi.
Le differenze tra i due sistemi operativi sono molto profonde, ma non vengono in superficie e gli utenti potranno impararle col tempo e con l’esperienza durante l’uso quotidiano del computer.
Non si è obbligati a imparare i fondamenti di Linux (anche se è fortemente consigliato) e per ogni problema si potranno cercare guide su internet.

Se non è possibile o non si vuole usare una versione più recente di Windows, piuttosto che rimanere limitati ed esposti ad ogni pericolo in rete con XP, vale la pena fare un tentativo conZorin OS che funziona bene anche su vecchi computer e netbook.

fonte http://www.navigaweb.net/


Google rilascia Chrome Remote Desktop per Linux (Beta)

Google ha ufficialmente rilasciato Chrome Remote Desktop per gli utenti Linux, il tutto accompagnato da istruzioni dettagliate per installare e configurare il programma attraverso l’Help Center. Su Linux era già disponibile da tempo l’assistenza remota tramite login con password PIN, ma ora, dopo una lunga attesa, è finalmente arrivato il supporto completo al desktop remoto. Chrome Remote Desktop è disponibile inoltre per dispositivi Windows, OS X, Chrome OS, Android e iOS. Il lancio dell’app per Linux è stato ufficialmente annunciato da Natalie Wong, Google Community Specialist, nei Google Product Forums. “Siamo entusiasti di annunciare il supporto ufficiale a Linux in Chrome Remote Desktop con le indicazioni passo-passo all’interno del nostro articolo dell’Help Center linkato qui“, ha scritto Wong. “Potete trovare le istruzioni sotto Set up Chrome Remote Desktop > Enable remote access > Linux (Beta).” 

Approfondisci su www.tuttoandroid.net/news/google-chrome-remote-desktop-linux-beta-204324/

fonte http://www.tuttoandroid.net/


ALTERNATIVA A SHAZAM O SOUNDHOUND PER LINUX?

In questa guida vedremo come utilizzare Midomi, servizio web che ci consente di avere una valida alternativa a Shazam o SoundHound in Linux.

Tra le tante applicazioni che troveremo a breve disponibili per Ubuntu Touch troviamo ancheEyrie Music Identifier, interessante app in grado di offrirefunzionalità simili a Shazam a SoundHound.
Attraverso Eyrie Music Identifier potremo avere informazioni dettagliate sul brano che siamo ascoltando alla radio, tv, ecc, funzionalità che possiamo avere anche nella nostra distribuzione Linux grazie al servizio web denominato Midomi.


Midomi è un motore di ricerca musicale che dispone di caratteristiche molto simili a Shazam o SoundHound consentendoci di poter avere informazioni dettagliate sul brano in ascolto in tv, autoradio oppure semplicemente canticchiandolo con la nostra voce.

Importante caratteristica di Midomi è la possibilità di avere informazioni sul titolo del brano, autore, album ecc del brano in ascolto il tutto direttamente dal nostro browser senza installare applicazioni, o altro. Per poter funzionare, il nostro browser deve disporre del plugin Adobe Flash Player,consiglio inoltre di impostare l’avvio automatico del microfono in Midomi operando sulle impostazioni del plugin proprietario di Adobe collegandoci in questa pagina.

In alternativa a Midomi possiamo utilizzare Picard, software open source (incluso nei repository delle principali distribuzioni Linux) dedicato alla gestione di tag in file audio interagendo con il database di MusicBrainz. Picard ci consente di poter integrare i tag nei nostri file audio semplicemente analizzando il file audio, funzionalità simile a Shazam o SoundHound, basta registrare anche pochi secondi del brano da analizzare ad esempio con l’applicazione Audio Recorder, ed analizzare il file con MusicBrainz Picard, questo ci fornirà dettagli sull’artista, titolo, album ecc come Shazam o SoundHound.

fonte:http://www.lffl.org/


UBUNTU TOUCH: LE APPLICAZIONI SUPERANO I 100.000 DOWNLOAD

Canonical ha annunciato di aver superato i 100.000 download delle applicazioni disponibili per la versione in fase di sviluppo di Ubuntu Touch

Mancano ormai pochi mesi all’avvio della commercializzazione di Meizu MX3 e Bq Aquaris, primi smartphone a disporre di Ubuntu Touch preinstallato che saranno disponibili anche per noi utenti italiani.
I developer Canonical stanno cercano di rendere sempre più stabile, sicuro e completo il nuovo sistema operativo mobile open source grazie  anche a diverse applicazioni di terze parti già disponibili da Ubuntu Store. Proprio i developer Ubuntu hanno annunciato di aver superato i 100.000 di download delle applicazioni, ottimo risultato visto che attualmente Ubuntu Touch è disponibile solo per smartphone Nexus 4 e tablet Nexus 7.


Da notare inoltre che proprio nei giorni scorsi Canonical ha annunciato di aver superato i 10.000 user che utilizzano o hanno testato Ubuntu Touch nei device Nexus 4 o 7, facendo un po di conti ogni user ha installato circa 10 app di terze parti numeri ancora molto inferiori confronto agli attuali Android e Apple iOS dove il numero di app e game installate per ogni singolo user è nettamente superiore.Ricordo che possiamo testare la versione in fase di sviluppo di Ubuntu Touch nella versione desktop di Ubuntu grazie ad Ubuntu Touch Emulator disponibile sia nella versione di default (basata su rom ARM) oppure X86 (consigliato).

Per gli utenti che dispongono di uno smartphone o tablet Nexus è possibile installare in dual boot Ubuntu Touch seguendo questa nostra guida.

fonte:http://www.lffl.org/

 


Legge elettorale, ecco il futuro post-Italicum: arriva da Linux

Bologna, 29 giu. (LaPresse) – Non un singolo voto, ma una gerarchia di preferenze. E’ così che funziona la legge elettorale di Debian, una delle distribuzioni Linux più diffuse del mondo. La comunità che sviluppa il software si è data una costituzione e una serie di istituzioni interne per governare quella che a tutti gli effetti sembra una repubblica del volontariato. La regola fondamentale infatti è che chi fa parte del progetto contribuisce a titolo volontario e non ne ottiene alcuna remunerazione. A raccontare il mondo Debian dall’interno è Stefano Zacchiroli, che n’è stato per tre anni project manager. “Ora sono tornato soldato semplice – dice -. Dopo un po’ bisogna passare la mano e tornare a zappare la terra”. Trentaquattro anni, insegna informatica teorica all’università a Parigi. Siamo all’Hackingmeeting, il raduno delle controculture digitali, che quest’anno si è svolto al centro sociale XM24 di Bologna.

LA LEGGE ELETTORALE. In Debian, racconta, il presidente della repubblica è il project leader. E per eleggerlo si usa un sistema piuttosto peculiare. Sulla scheda (ovviamente virtuale) non si esprime una sola scelta ma una gerarchia di preferenze. Del tipo: “Tizio è il mio preferito, subito dopo viene Caio. E Sempronio proprio non lo voglio, piuttosto mi astengo”. Poi un algoritmo elabora il risultato del voto, che esprime quanto di più aderente si può ottenere alla volontà collettiva della comunità.

LA DEMOCRAZIA DEL FARE. Nel progetto non c’è una piramide gerarchica. Il project manager ha l’ultima parola su tutto quello che riguarda il pacchetto di cui è responsabile (nel caso del browser, per esempio, la scelta della hompepage di default o delle opzioni di privacy predefinite). E non esistono figure superiori che possano imporgli qualcosa. L’unico modo che ha chi contesta una sua scelta di ottenere un cambio di direzione è quello di assumersi l’onere dell’intero pacchetto e di fare in prima persona il lavoro necessario. E’ la ‘do-ocracy’, cioè ‘il governo del fare’.

 

CONQUISTARE LA CITTADINANZA. Ma la cittadinanza non è scontata. Conquista il diritto di voto solo chi contribuisce fattivamente allo sviluppo di Debian. Non solo, ma deve anche condividere i valori fondamentali del progetto, a partire dalla difesa del software libero. “Qualche anno fa – racconta Zacchiroli – tra il ’98 e il ’99 una parte crescente degli sviluppatori cominciò a dirsi favorevole all’introduzione di software commerciali nella distribuzione. La situazione era pericolosa perché un voto assembleare avrebbe potuto rovesciare i principi del progetto. Il project leader allora sospese l’ingresso di nuovi sviluppatori, che fu ripreso solo dopo quasi un anno, con l’introduzione di regole più stringenti: da allora chi entra in Debian deve anche dimostrare un forte commitment verso il free software”.

UN MIGLIAIO DI SVILUPPATORI NEL MONDO. Attualmente il progetto Debian conta circa un migliaio di sviluppatori in tutto il mondo, la maggior parte dei quali concentrata tra Stati Uniti ed Europa. E’ il sisema operativo in assoluto più utilizzato sui server destinati ad ospitare siti internet. “Il nostro lavoro – spiega ancora l’esperto – raggiunge un numero di persone molto più ampio dei nostri utenti diretti”. Delle circa 240 distribuzioni Linux principali attualmente disponibili, approssimativamente la metà è derivata da Debian. Ubuntu, per esempio, che è di gran lunga la più nota e diffusa, è composta all’80% di pacchetti Debian senza modifiche, al 10% di software Debian modificato e solo per un altro 10% di pacchetti realizzati nativamente per Ubuntu.

fonte:http://www.lapresse.it/


Age of Wonders 3 in arrivo su Linux

Age-of-Wonders-3

Un altro grande titolo è in arrivo su Linux. Questa volta si tratta di Age of Wonders 3 sviluppato da Triumph Studios inizialmente per Windows. Gli sviluppatori stanno già lavorando al porting da qualche tempo e lo hanno dichiarato ufficialemente nel forum del gioco presente su Steam.

Age of Wonders 3 è il quarto capitolo di una saga di videogiochi di strategia a turni. Il titolo è ambientato in un universo medievale dove potrete incontrare draghi, maghi e altre creature. Dunque gli amanti del genere strategico troveranno pane per i loro denti.

Noi non vediamo l’ora di goderci il titolo sulla nostra distribuzione appena verrà rilasciata la prima release per Linux. Per il momento Age of Wonders 3 è disponibile su Steam per 40 euro ma non è da escludere qualche sconto al momento del lancio del titolo sul sistema operativo del pinguino.

Fonte:http://www.oneopensource.it/


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