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Dronecode, Linux a bordo di droni e UAV

Linux Foundation promuove e appoggia la nascita di un nuovo progetto FOSS per i veivoli autonomi. Offrirà il suo supporto per rendere più omogenea la piattaforma software e garantire la nascita di una infrastruttura standard

Roma – È nato in queste ore il Dronecode Project, nuovo “progetto collaborativo” di Linux Foundation che ha l’obiettivo di costruire una piattaforma open source per droni e UAV, riducendo la frammentazione di questa nuova frontiera tecnologica e aggiungendo l’ennesima piattaforma al lungo elenco di sistemi basati su kernel Linux. La Fondazioneritiene di poter fornire un contributo positivo al progresso del settore e allo sviluppo open in questo senso.

Alla base del progetto Dronecode c’è la soluzione FOSS già realizzata da 3D Robotics, con l’apporto dei nuovi partner che partecipano all’iniziativa come Box, DroneDeploy e jDrones. Alla fondazione Linux spetterà il compito di gestire il progetto collaborativo, alla stessa stregua di quanto già avviene per Tizen, l’ipervisore Xen e altro ancora. Al lavoro sul progetto ci sono già 1.200 sviluppatori, dice la Foundation, che già generano un flusso di decine e decine di modifiche ogni giorno: una buona prova della vitalità del progetto.

La creazione di un’unica piattaforma per droni e UAV aiuterà naturalmente a ridurre la frammentazione di un mercato che al momento si basa quasi esclusivamente su sistemi hardware-software proprietari o custom, così come favorirà – dice la Fondazione Linux – lo sviluppo di tecnologie sempre più affidabili per l’analisi dei dati (di volo), lo storage e la visualizzazione applicati ai veivoli autonomi. Settori nei quali ferve l’attività, e la cui importanza per il mondo FOSS non può essere trascurata.A guidare il progetto Dronecode per Linux Foundation sarà Andrew Tridgell, già autore di rsync e co-responsabile di Samba. Nel commentare l’avvio della nuova iniziativa, il direttore esecutivo della fondazione Jim Zemlin sottolinea il supporto che l’organizzazione può dare a un progetto così esteso come quello di Linux sugli UAV, e i vantaggi in fatto di innovazione che possono derivarne.

via http://punto-informatico.it/

Dell si rafforza nell’open networking basato su Linux

Dell e VMware hanno ampliato la propria partnership per fornire soluzioni capaci di accelerare la virtualizzazione della rete e l’open networking nel software-defined data center.

La collaborazione comprende una serie di nuove soluzioni per aziende mid-market, largeenterprise e service provider, ed è supportata da un go-to-market congiunto, un’architettura di riferimento certificata e un accordo di distribuzione globale.

Switch Dell PowerEdge M1000e

Allo stesso tempo, Dell e VMware collaborano con Cumulus Networks per offrire la piattaforma di virtualizzazione di rete VMware NSX con Cumulus Linux su switch di rete Dell. Inoltre Dell mette a disposizione una soluzione di infrastruttura convergentetestata e certificata per il mid-market che integra VMware NSX.

In pratica, le tre società si sono proposte di  mettere a disposizione delle aziende una soluzione pre-configurata, disponibile tramite Dell e i suoi partner, che combina VMware NSX con Cumulus Linux sugli switch Dell Networking. Questa soluzione, è lìobiettivo di Dell, si prefigge di aiutare le aziende e i service provider nel disporre di una gestione e di provisioning per tutto l’ambiente di rete del data center, fisico e virtuale, e ad accelerare l’implementazione di nuove applicazioni.

Le aziende prevedono che i clienti godranno di benefici quali:

  • migrazione da soluzioni di rete chiuse e proprietarie a un networking flessibile, aperto, semplice e agile;
  • tempi rapidi di provisioning di reti e servizi per accelerare l’implementazione delle applicazioni;
  • sfruttamento di virtualizzazione, isolamento e segmentazione della rete per implementare il multi-tenancy di client e applicazioni;
  • connessione dei workload fisici con reti virtuali;
  • miglioramento delle prestazioni e della qualità del servizio individuando e isolando automaticamente i flussi specifici per applicazione;
  • micro-segmentazione per integrare la sicurezza nei data center.

L’infrastruttura convergente di Dell include lo chassis server blade Dell PowerEdge M1000e, lo switch blade Dell Networking 10/40GbE MXL, lo switch S4810 Top of Rack e gli switch fabric S6000, oltre agli array Dell Storage iSCSI. Per semplificare l’implementazione, Dell e VMware forniscono anche una  architettura di riferimentocertificata.

via http://www.tomshw.it/


Linux in Comune: quello che non sappiamo

Ieri a seguito della pubblicazione dell’articolo Il Comune di Torino passa a Linux: addio Windows XP si è scatenato il putiferio. Più di 200 commenti online hanno confermato almeno due dettagli chiave. Il primo è che l’adozione di Linux negli enti pubblici è potenzialmente ben vista. Il secondo è che un’eventuale transizione di questo tipo è molto più complessa di quanto si possa supporre.

Un nostro lettore, Vittorio R. (nostra la scelta di omettere la sua identità, NdR.), Amministratore di Sistema di un Comune piemontese, ci ha scritto per fare chiarezza sull’argomento.

L’ammnistratore di sistema

Ecco la sua accorata lettera:

L’impulso di scriverle è nato dopo aver letto i commenti, supponenti e arroganti, di molti lettori riguardanti la pubblica amministrazione, il livello di competenza dei dipendenti pubblici e del livello di informatizzazione della macchina pubblica.

Quando ho letto l’articolo di Repubblica ho subito pensato “ancora con la storia del ‘cervellone’ – solito articolo scritto coi piedi”. Poi ho iniziato a pensare a cosa sta combinando il CSI Piemonte. Il Comune piemontese, per cui sono l’Amministratore di Sistema, è consorziato col CSI. Il CSI Piemonte è un consorzio creato nel 1977 dalla Regione Piemonte per le attività di informatizzazione e gestisce già, praticamente, i servizi informativi di Regione Piemonte e del Comune di Torino. Fornisce già, a tutti gli Enti del Territorio, molti servizi erogati via web dai due datacenter che hanno a Torino e Vercelli. Hanno anche una suite di applicativi cloud e iniziano a proporsi direttamente agli enti locali come erogatori di soluzioni cloud.

Dopo aver letto l’articolo ho subito pensato che ormai, avendo già in gestione molti servizi erogati via web (o terminal server) dai datacenter al Comune e Regione, passare i terminali degli uffici a Linux e LibreOffice era l’evoluzione naturale. Niente di stupefacente insomma.

Ma tutto questo ai molti lettori di Tom’s non è noto, ne è noto quanto complessa sia la gestione informatica di un Ente Pubblico che, per sua natura, ha compiti e strutture differenti da quelle di un’azienda che è orientata solo al business. L’unica idea comune è la totale “incompetenza” e “incapacità” del dipendente pubblico. Quanta gente è a conoscenza dell’esistenza di una legge quadro apposita, il cosiddetto CAD, sulle modalità di informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, locali e centrali?

Senza poi contare i soliti ragionamenti da “cantinaro”: che fare se non funziona il pc, la scheda di rete.Non viene in mente a nessuno che esistono i servizi di assistenza in chiamata, a supporto di sistemi informativi interni? E che all’interno degli enti pubblici esistono figure e competenze apposite per gestire i sistemi informatici, sempre più complessi e con sempre meno mezzi e risorse a disposizione?

Mi scusi per lo sfogo. Le dico questo perché potrebbe essere un interessante spunto per una serie di articoli di approfondimento, l’esame della situazione dell’informatica della Pubblica Amministrazione e delle leggi connesse come il CAD, troppo spesso ignorate dalla gente. Il grosso problema dell’informatica nella PA è che queste leggi sono ignorate dal legislatore stesso che risulta essere incompetente su questioni tecniche e di buon senso (vedasi questione Franceschini e SIAE).

Vita dura

Un piccolo “esempio” delle contraddizioni della normativa è dato dalla fornitura del wifi pubblico che, nonostante le ultime leggi come il famigerato “decreto del fare”, a causa dell’art. 6, comma 1 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (D.Lgs 259 del 1-8-2003) che recita “Lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, o loro associazioni, non possono fornire reti o servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, se non attraverso società controllate o collegate“, nessun ente pubblico può acquisire il servizio di accesso a internet per la cittadinanza da società come Telecom Italia, Fastweb, Tiscali o altri privati ma deve passare per forza da “municipalizzate” e “Consorzi”.

Telecom, Fastweb e compagnia non sono società controllate o partecipate e, nel caso del Piemonte, l’unico soggetto possibile è appunto il CSI Piemonte in quanto consorzio pubblico costituito dagli enti consorzianti.

In Piemonte quindi, se non ci si consorzia al CSI o non si possiedono quote di altra società municipalizzata, non è possibile fornire il servizio di accesso a internet alla cittadinanza e non è possibile neanche realizzarlo in economia, ovvero farselo a mano in autonomia. Questa è stata la risposa alla richiesta erogata dal mio Ente dal MEF alla richiesta di chiarimenti sulla possibilità e modalità di log e tenuta navigazione in caso di accesso senza autenticazione.

Il Ministero ha anche aggiunto che poi la responsabilità dell’accesso senza autenticazione ricade sulla società fornitrice che sarà lei a decidere come regolarsi per l’autenticazione.

La scelta dell’impiego di software libero, specialmente per le infrastrutture informatiche, più che un’opportunità è ormai una necessità: si hanno sempre meno risorse per fare il proprio lavoro e se non si usa software libero non si va più da nessuna parte. Il software libero nella PA è molto diffuso più di quanto comunemente noto: nel mio piccolo dove posso uso Linux per server e anche l’infrastruttura di virtualizzazione è tutta realizzata con software libero. Sto attualmente studiando come sostituire il dominio AD con samba 4 e così non dover più rinnovare ulteriori licenze. L’impiego di software libero, che non significa automaticamente “gratuito”, permette comunque di realizzare sistemi e soluzioni, anche complesse, senza ulteriori oneri per l’Ente in autonomia.

È però disarmate sentirsi dire dal proprio ex Assessore che, tra il miglioramento dell’informatizzazione di un settore dell’ente e asfaltare una strada, preferisce la seconda opzione perché ha più visibilità elettorale

Il cloud poi … la spesa, essendo un canone annuo, finisce nelle spese correnti e non di investimento, soggette a tagli e vincoli sempre più stretti. Senza contare che il costo del cloud è proibitivo ormai. Con il costo di un anno di cloud completo su uno dei maggiori fornitori italiani con i prezzi dei server in convenzione Consip mi rifaccio l’intero parco server per reggere il carico delle VM del mio ente e mi avanzano fondi per rinnovare l’assistenza per altri 5 anni !!! Ma queste “quisquiglie”, oltre a una infrastruttura di rete pubblica pessima, sono nulla rispetto alla pretesa di AGID di passare TUTTI i datacenter della pubblica amministrazione al cloud, in centri regionali appositi, entro 3 anni (2,5 ormai, visti i tempi) e ovviamente senza “oneri per lo stato”. In Piemonte vuol dire dare tutti i datacenter dei comuni al CSI senza valutazioni di mercato, visto che AGID (Agenda Digitale per l’Italia) ha passato la palla alle regioni per la stesura dei piani regionali di razionalizzazione, che avrebbero dovuto essere fatti entro il 30 giugno 2014.

Da quanto conosco, finora nessuna regione ha emesso un piano di razionalizzazione dei CED.

Chiudo segnalandole una realtà interessante che si sta plasmando in questo periodo: i vari sistemisti e tecnici informatici della PA, figure professionali poco note, trascurate e inascoltate all’interno delle PA (finché non avviene un disastro …), stanno facendo fronte comune e si tengono in contatto per affrontare le sfide sempre più ardue dell’informatizzazione degli enti pubblici. Per ora abbiamo un sito di riferimento che è www.opensipa.it.

fonte:http://www.tomshw.it/


VolksPC, il mini PC Android capace di utilizzare anche applicazioni Linux (video)

Una campagna di crowdfunding su Indiegogo propone un nuovo mini-PC Android, il VolksPC. Mai come in questo caso è assolutamente appropriato il termine “PC”: il sistema operativo, infatti, è una distribuzione ad hoc, la Unified Distribution, capace di far funzionare applicazioni per Jelly Bean (4.2.2) e per Debian Wheezy. In sostanza si potranno utilizzare software sia per il sistema operativo di Google, sia per Linux.

L’aspetto (che potrebbe non essere definitivo) è analogo ad altre soluzioni simili, mentre l’hardware prevede una CPU dual-core RK3066, operante a 1,4 GHz. Il quantitativo di RAM installato è pari a 1GB di DDR3, mentre per la memoria integrata abbiamo 8GB di flash per Android e una microSD da 8GB per Debian Wheezy.

Debian è facilmente aggiornabile, utilizzando direttamente i file residenti su microSD, mentre per Android si può ricorrere alla porta UBS OTG, in modo da poter eseguire RKBatchTools su un computer Windows.

A seguire il riepilogo delle specifiche tecniche:

  • Dual core Rockchip RK3066 Cortex-A9 CPU a 1.4Ghz.
  • 1 GB DDR3
  • 8 GB NAND Flash (Android)
  • 8 GB MicroSD (Debian Wheezy)
  • 10/100 Ethernet
  • USB 2.0 x 2
  • 1 USB OTG
  • 1 uscitaAV
  • HDMI 1.3 (apparentemente limitata a 720p)
  • IEEE 802.11 b/g/n
  • Lettore memorie SD /MMC/MS

La campagna su Indiegogo mira a raccogliere 80.000 dollari (per ora sono stati raccolti solo 506 dollari, ma l’iniziativa è appena partita). Per acquistare un VolksPC è necessario investire119 dollari.


Age of Wonders 3 in arrivo su Linux

Age-of-Wonders-3

Un altro grande titolo è in arrivo su Linux. Questa volta si tratta di Age of Wonders 3 sviluppato da Triumph Studios inizialmente per Windows. Gli sviluppatori stanno già lavorando al porting da qualche tempo e lo hanno dichiarato ufficialemente nel forum del gioco presente su Steam.

Age of Wonders 3 è il quarto capitolo di una saga di videogiochi di strategia a turni. Il titolo è ambientato in un universo medievale dove potrete incontrare draghi, maghi e altre creature. Dunque gli amanti del genere strategico troveranno pane per i loro denti.

Noi non vediamo l’ora di goderci il titolo sulla nostra distribuzione appena verrà rilasciata la prima release per Linux. Per il momento Age of Wonders 3 è disponibile su Steam per 40 euro ma non è da escludere qualche sconto al momento del lancio del titolo sul sistema operativo del pinguino.

Fonte:http://www.oneopensource.it/


Skype 4.3 per Linux, migliora il supporto audio

La nuova versione del client VoIP per Linux aggiunge il supporto per PulseAudio 3.0 e 4.0, mentre è stato eliminato il supporto per Alsa.

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Dopo aver dedicato molto tempo ai sistemi operativi più diffusi, in particolare alle versioni mobile del client VoIP, Microsoft ha finalmente annunciato la disponibilità di un aggiornamento per LinuxSkype 4.3 non introduce novità eclatanti, ma tante piccole funzionalità che migliorano l’esperienza d’uso, sopratutto per quanto riguarda la qualità dell’audio. È stato infatti abbandonato il supporto per Alsa, sostituito completamente da PulseAudio. Alsa (Advanced Linux Sound Architecture) è stato uno dei primi framework software ad essere integrato nel kernel Linux per offrire API da utilizzare per i driver delle schede audio. PulseAudioè invece un sound server, un processo eseguito in background che accetta in ingresso input da una o più sorgenti e li redireziona ad uno o più uscite, principalmente schede audio. In Skype 4.3 per Linux è presente ora il supporto per PulseAudio 3.0 e 4.0, tuttavia l’azienda di Redmond suggerisce agli utenti di installate l’ultima versione per ottenere una migliore qualità audio durante le chiamate. Un’altra novità è rappresentata dalle chat di gruppo basate sul cloud. È possibile inviare messaggi anche quando il destinatario è offline, i messaggi verranno sincronizzati tra tutti i dispositivi e l’utente può anche vedere la cronologia. Con la nuova versione dell’app è stato migliorato il trasferimento dei file, quando si usano più dispositivi, e le funzioni di accessibilità per non vedenti e ipovedenti. Il changelog menziona anche modifiche all’interfaccia utente, senza però fornire dettagli in merito. Skype per Linux è compatibile con le distribuzioni Ubuntu 10.04 (32 bit), Ubuntu 12.04 (32 e 64 bit), Debian 7.0 (32 e 64 bit), Fedora 16 (32 bit) e OpenSUSE 12.01 (32 bit). Per le distribuzioni non elencate è disponibile la versione Dynamic che richiede la verifica delle dipendenze e/o l’installazione di altri pacchetti.

Fonte:http://www.webnews.it/


Linus Torvalds: Linux, i brevetti e me……

Roma – A casa Torvalds tutto finisce per orbitare attorno a Linux: PC, Mac, smartphone, tutto prima o poi viene convertito al sistema operativo FOSS per antonomasia. Ma Linus non è un talebano, è solo il caso a determinare che in certe situazioni il suo hardware migri verso il software che lui stesso ha creato molti anni fa. La dotazione di famiglia comprende pure un paio di Chromebook, e non manca una stampante 3D: quest’ultima la usa soprattutto la figlia, prestandola pure ai compagni di classe, per svolgere un po’ di compiti a casa.

L’intervista di Business Insider al creatore di Linux tocca molti temi interessanti e d’attualità: brevetti software, collaborazione a distanza e tra grandi gruppi di persone, la messa a disposizione di sorgenti e la loro cessione con licenza free del kernel che oggi equipaggia ogni sorta di apparecchio, supercomputer, accessorio e device tecnologico in circolazione. Ed è proprio la natura free open source di Linux a costituire un importante tassello del pensiero di Torvalds: “Cercare di costruire un business attorno a Linux sarebbe stato un disastro. Sarebbe stato impossibile ottenere lo stesso tipo di community che si è generata, indispensabile a rendere Linux quello che è oggi”.

La questione si allarga anche al carattere e alle inclinazioni di Torvalds: un tentativo di monetizzare Linux messo in piedi da lui stesso sarebbe stato probabilmente un fallimento, visto che la sua vocazione è sempre stata e resta sul versante tecnico. Altri sono portati per marketing e vendite, non Linus: che per i passati 20 anni ha cercato ardentemente di tenersi fuori da ogni implicazione commerciale e azienda che utilizzasse Linux come asset, così da poter mantenere una certa neutralità tra i diversi vendor e continuare a gestire la crescita del kernel senza pressioni. In ogni caso, confessa Torvalds, economicamente oggi se la passa piuttosto bene.La community, come detto, è stata la chiave del successo di Linux: Torvalds ha permesso a tutti di contribuire al progetto a modo proprio, e questo ha consentito di conseguire grandi obiettivi. La complessità raggiunta oggi dalle molte ramificazioni del kernel non è un limite, così come non lo è per altri grandi esempi di community che collaborano in un ambiente aperto e distribuito. La biologia, l’ecologia, secondo Linus sono un perfetto esempio di come tutto questo possa funzionare: l’evoluzione e la simbiosi tra parti degli individui e le diverse specie stanno lì a dimostrare come tutto questo sia già realtà, anche se naturalmente esiste una differenza tra la natura e l’ingegneria del software. Wikipedia, Arduino, Linux stesso stanno lì a dimostrare come senza particolari limiti imposti alla buona volontà dei partecipanti si possa facilmente raggiungere grandi risultati.

Uno dei limiti più significativi a queste volontà, nell’attuale ecosistema tecnologico, sono i brevetti software: “È solo che il sistema brevettuale degli Stati Uniti è orribilmente bacato. Ed è inevitabile che le aziende tentino di aggirarlo”. La preparazione degli esaminatori dell’USPTO, la loro motivazione, viene messa in discussione da Torvalds: per ragioni di tempo e complessità vengono concessi brevetti con definizioni troppo ampie e generiche di tecnologia protetta. A quel punto una vera e propria “guerra fredda dei brevetti” è inevitabile: grandi aziende, enormi interessi commerciali, accordi di licenza incrociati, cause brevettuali. Un sistema bacato difficile da sanare, a causa del coinvolgimento della politica e delle lobby: “Non mi fraintendete. Ci sono molte persone oneste che provano a far valere i propri diritti, e non tutti i brevetti sono spazzatura. Ma l’incentivo sistemico è incontrollabile, sia sul versante della richiesta e ottenimento dei brevetti che sul piano delle lotte in tribunale”.

In ogni caso, Torvalds non aspira a un futuro dominato da ingegneri e tecnici: “Non credo che tutti dovrebbero necessariamente imparare a scrivere del codice. Credo sia un’attività specialistica, nessuno si aspetta veramente che tutti debbano praticarla: non è come imparare a leggere, scrivere e far di conto. Ciò detto – conclude – credo che tutti dovrebbero esservi esposti almeno un po’, per fargli capire cosa sia possibile farci. Ci sono molte persone lì fuori che potrebbero non sapere che dare ordini a un computer potrebbe piacergli, e quindi credo che classi di informatica nelle scuole siano una grande idea, anche se non credo nella teoria secondo cui tutti dovrebbero imparare a programmare”.

Fonte : http://punto-informatico.it/


Linux, verso una release acchiappa-bug

Linus Torvalds annuncia il rilascio di una nuova versione del kernel FOSS, e per il futuro promette una release di transizione in cui i lavori di sviluppo saranno dedicati tutti alla correzione di bug nel codice

Roma – La versione 4.0 di Linux sarà una release tutta dedicata al bug-hunting, o almeno è questa la proposta che fa Linus Torvalds sulla mailing list del Pinguino: il padre del kernel FOSS annuncia la finalizzazione dei lavori su Linux 3.12, e contemporaneamente apre il dibattito sulla ipotetica fase di transizione senza l’aggiunta di nuove caratteristiche o funzionalità.

Torvalds non la manda a dire ed è noto per il suo atteggiamento tirannico (iperprotettivo?) nella gestione dei lavori sul codice di Linux, ma almeno questa volta il tecnologo finlandese si dice aperto ai commenti degli sviluppatori linari sulla proposta di dedicare una release esclusivamente alla correzione di bachi vecchi e nuovi.

L’idea, spiega Torvalds, era stata originariamente perorata da Dirk Hohndel durante la conferenza LinuxCon EU e lui l’aveva accolta con la solita reazione colorita (negativa) lamentando la scarsa soglia dell’attenzione di “molto di noi” (riferito agli sviluppatori di Linux) rispetto alle energie necessarie al compito proposto.

Ma se per ipotesi si sapesse in anticipo lo scopo definito di una release futura e fissa nel tempo, sostiene ora Torvalds, agli sviluppatori potrebbe anche venire la voglia di impegnarsi per lo scopo comune. La scelta della versione 4.0 per la caccia ai bachi? L’occasione perfetta per introdurre un nuovo periodo dello sviluppo del Pinguino, commenta Torvalds.

La proposta di una release dedicata ai soli bug nel codice coincide come detto con la pubblicazione di Linux 3.12, versione del kernel che tra le altre cose porta in dote svariate novità soprattutto sul fronte delle prestazioni con l’hardware AMD (APU e GPU discrete), un supporto migliorato alla tecnologia NVIDIA Optimum per i sistemi con doppia GPU (integrata nel dye della CPU+discreta), e vari miglioramenti ai file system EXT4, F2FS, XFS e Brtfs.

Non contento di aver “partorito” un nuovo Pinguino e di aver messo sul tavolo l’idea della release acchiappa-bug, Torvalds ha infine trovato il tempo anche per commentare ladistribuzione gratuita di Mavericks da parte di Apple: che Cupertino dia gratis il suo OS agli utenti non significa nulla, dice Torvalds, perché l’obiettivo principale di Apple è sfruttare il software per vendere il suo costoso hardware. Il cambio di policy è semplicemente ininfluente nei confronti del codice open source di Linux e degli OS basati su di esso, chiosa Torvalds.


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